Mentre nel 1847 la faccenda del satellite si risolse, quella dell’anello si complicò. William Rutter Dawes, grande amico di Lassell, il 7 aprile 1847 scrisse a Challis che non capiva le misure della direzione dell’anello che erano state fornite dal suo amico di Liverpool. Questo fece vacillare la convinzione che fino allora Challis aveva avuto, cioè che le sue misure e quelle di Lassell fossero in buon accordo; l’astronomo di Cambridge confidò a Dawes che cominciava a dubitare che si trattasse di un’illusione provocata da una sorta di rifrazione dell’atmosfera. Lassell spiegò a Dawes che aveva cambiato il modo di esprimere la direzione dell’anello, per cui era pur sempre vero che le sue osservazioni concordavano con quelle di Challis. Sta di fatto che Dawes non era mai riuscito a vedere neppure l’elongazione del pianeta.
Nella lettera a Astronomische Nachrichten, in cui felicemente confermava il satellite, Lassell scrisse {A-0073.0026_.0611.18470916-0165_0168} p. 168 ➤ : Rispetto al sospetto anello di Nettuno io non sono in grado di aggiungere nulla a quello che ho detto lo scorso anno. Ho visto in due o tre occasioni lo stesso aspetto, ma nulla che lo confermi in modo più forte…. L’8 settembre 1847, tuttavia, quando Dawes era in visita da lui, riuscì per la prima volta a fargli vedere l’anello. Misurarono insieme la direzione dell’anello; poi ruotarono lo specchio di 30°, e ottennero una nuova misura simile alla prima. Lassell scrisse la cosa all’editore del Times, il 24 settembre 1847. Il 1848 passò senza progressi sul problema di Nettuno, in parte perché all’epoca dell’opposizione di quel pianeta Lassell fu occupato con Iperione, il nuovo satellite di Saturno.
Nel 1849 l’astronomo di Liverpool intraprese una seria campagna di ricerca dell’anello. Il 21 agosto vide lo vide, netto, come non mai. Anche il collega James Nasmyth, che era con lui, ne fece un disegno corrispondente al suo. Ma il 3 settembre e il 4 settembre Lassell non riuscì più a vederlo, e così fu per il resto di quell’anno, anche se Lassell lo cercò in 15 altre occasioni. Anche tutto il 1850 passò senza risultati di rilievo. Nel 1851 Lassell si espresse in termini dubbiosi riguardo all’anello. In M.N.R.A.S., 12 (1851) scrisse:
{A-0075.0012_.0005.18520312-0155_0155} p. 155 ➤
26 agosto… Ingrandimento 219, con cui il satellite fu visto immediatamente, e una evidente appendice, come quella che ho usato prendere per un anello, ma più evidente nella parte sud, quasi ad angolo retto con il parallelo del moto. Lo stesso aspetto rimase con 366, ma non molto evidente, e sparì con 614. A quel tempo stavo osservando con il nuovo specchio (C), montato con il sistema di leve…. che totalmente rimuove le indicazioni di curvatura prima discernibili. Ebbi anche, con ingrandimento 614, un forte sospetto di un secondo satellite, ma anche se vidi un punto lì positivamente per un breve tempo, non potei più vederlo in seguito. Il cielo, comunque, era molto variabile, e nubi e foschie cominciarono ad impedirmi di ottenere qualsiasi misura, anche del satellite conosciuto. Posizione stimata del satellite 40°; posizione del satellite sospetto, 145°, rozza stima della distanza del satellite sospetto, 8″. La posizione degli assi del sospetto anello è nella direzione di 5° e 185°.
29 agosto. Ho ricevuto ancora un’impressione di un’appendice simile ad un anello, ma è principalmente nella parte sud, ed è quasi ad angolo retto con il parallelo di declinazione. Le misure prese stanotte sono affidabili.
Il 12 settembre e per 4 notti di seguito Lassell ebbe una rarissima serie di eccezionali condizioni di tempo, ma riuscì solo ad vedere l’accenno di un’appendice; nei giorni successivi, niente anello. La sua sede di osservazione (Starfield) a Liverpool era diventata sempre più inadatta all’osservazione astronomica, per il clima instabile e per il sovraffollamento urbano. Nella primavera del 1852 fece l’esperimento di trasportare il telescopio sotto i cieli molto più limpidi di La Valletta, Malta. Secondo il suo diario di osservazioni, la sua prima osservazione di Nettuno, il 5 ottobre 1852, fu molto significativa, perché mostrò subito l’anello. Poco più di un mese dopo l’indicazione del supposto anello immediatamente mi colpì; stimò un’inclinazione di 65°, nelle parte sud che precede. La notte seguente, 11 novembre l’impressione fu notevolmente forte con un ingrandimento 219; tuttavia, questa volta misurò un angolo di 80°. Con un ingrandimento 1018 percepì anche un’elongazione del pianeta, e si chiese se non fosse un’effetto del telescopio.
Il 15 dicembre arrivò il momento della verità. Ruotò il tubo del telescopio, e ripetè le misure. Scrisse nel suo registro: È così evidente che il fenomeno mantiene un angolo costante con la direzione del telescopio e per nulla con il parallelo, provando che qualsiasi sia la causa è più intimamente collegata al telescopio che all’oggetto. Il 10 gennaio 1853 inviò una lettera, che fu pubblicata in M.N.R.A.S., 13, (1853) p. 36 ➤ (1853). Il tono fiducioso degli anni precedenti era sparito:
{A-0075.0013_.0002.18521210-0036_0039} p. 38 ➤. Aria notevolmente buona. Ricevo una decisa impressione di ellitticità nella direzione della massima elongazione del satellite: ingrandimenti 650 e 805. Cè anche un’impressione di un anello estremamente appiattito nella direzione dell’asse trasverso. Io penso di non aver mai visto Nettuno così bene prima. [Io copio questa registrazione dell’aspetto di Nettuno dal mio libro di osservazioni, tuttavia sospetto qualche illusione.]
Questa fu praticamente l’ultima parola di Lassell sul presunto anello di Nettuno: non ne accennò mai più. Il sistema di anelli di Nettuno che oggi conosciamo si può solo intravvedere da Terra, con tecniche all’avanguardia; è certo che quello che credette di vedere Lassell non era reale. Il problema deve essere dipeso da deformazioni del pesante specchio metallico che creavano problemi di astigmatismo; l’osservatore cercò di interpretare quello che vedeva paragonandolo a quello che conosceva di Saturno: una forma comprensibile di suggestione e preconcetto. I problemi tecnici dovevano essere diversi per Challis e Hind, che usavano dei telescopi rifrattori. Non a caso, essi cominciarono a vedere la strana forma di Nettuno solo dopo Lassell; poi, Challis si stupì di non averla vista prima. Avendo fallito di scoprire il pianeta, erano tutti e due animati dal desiderio di scoprire com’era fatto. Non appena appresero che Lassell aveva visto qualcosa, molto difficile da percepire, si sforzarono per riuscire a vederlo anche loro. Nel loro caso, la suggestione deve avere avuto un peso superiore all’effetto strumentale.
Anche l’astronomo americano W.C.Bond si interessò alla questione dell’anello. In M.N.R.A.S., 8, {1847} {A-0075.0008_.0001.18471112-0009_0009} p.9 ➤ si legge (nota a piè pagina): Non c’è aspetto di un anello di Nettuno quando lo si guarda ad alti ingrandimenti, anche se con ingrandimenti inferiori sembra esserci un allungamento. In Astronomische Nachrichten, No. 723, 31 (1850) Bond scrisse:
{A-0073.0031_.0723.18500719-0035_0038} p. 37 ➤ Con una buona definizione, Nettuno mostra un disco rotondo, che lo fa distinguere dalle stelle della stessa luminosità. Il suo colore è bluastro, assomigliante a quello di Urano. Abbiamo notato più di una volta un’aspetto grosso modo della natura di quello da cui Mr. Lassell ha dedotto l’esistenza di un anello; ma se sia causato da un anello, o dai satelliti interni che probabilmente esistono, o se sia solo un’appendice ottica, sarà difficile da determinare.
Anche Matthew Fontaine Maury e Francesco De Vico registrarono delle osservazioni particolari del disco di Nettuno, però estremamente vaghe.