La prima orbita reale del nuovo pianeta fu calcolata da Adams, e comunicata da Challis in una lettera pubblicata su Athenaeum il 17 ottbre (come abbiamo visto). Ma, dato il movimento lentissimo del pianeta, ci sarebbe voluto molto tempo per ottenere degli elementi molto precisi, a meno che non venissero fornite delle osservazioni pre-scoperta, come nel caso id Urano.
In una lettera a Otto Struve (27 dicembre 1846), John Herschel dichiarò di aver mancato di poco l’osservazione di Nettuno, avendo scoperto che nella notte del 14 luglio 1830 il pianeta per un pelo non era entrato nel campo del suo telescopio, nel corso di una rassegna stellare. Ma ammise: è meglio che il pianeta non sia stato scoperto per puro caso. Circa trent’anni fa Dennis Rawlins, riflettendo sul fatto che Herschel aveva calcolato la posizione teorica di Nettuno usando un’orbita poco precisa, decise di fare una nuova verifica della situazione: concluse che il pianeta probabilmente era stato effettivamente visto ma, a causa della piccola altezza sull’orizzonte, non era stato possibile risolvere il suo disco.
L’”Histoire Céleste Française” è un catalogo celeste di 50.000 stelle pubblicato da J. J. De Lalande, ma in realtà realizzato da un individuo vissuto all’ombra di questo astronomo, e spesso confuso con esso: Michel le François (solo dal 1837 aggiunse al cognome il predicato “de Lalande”). Joseph Jérôme lo chiamava costantemente suo “neveu” (nipote), ma dallo studio dell’albero genealogico appare che Michel era invece un cugino di secondo grado (nipote da parte del fratello). Michel iniziò a lavorare Lalande con quest’ultimo all’Osservatorio del Collegio Reale (oggi Collegio di Francia), ma poi passò all’Observatoire de l’École Militaire, di cui divenne direttore ad appena 23 anni. Fu qui che, a 29 anni, fallì di attirare su di sé l’attenzione del mondo intero con la scoperta di un nuovo pianeta (a meno che J.-J. non se la fosse attribuita). Del resto, quasi tutti i libri attribuiscono l’osservazione a Joseph-Jérôme, e al povero Michel non resta neppure il riconoscimento dell’occasione mancata.
Ma c’è un’aspetto della storia poco conosciuto: Lalande intraprese la compilazione del Catalogo Stellare anche nella speranza di trovare un nuovo pianeta. Lo dimostra un manoscritto originale della Histoire Céleste, conservato negli archivi dell’Osservatorio di Parigi: (A)C 5bis. Nel vol. 33, p. 303, all’inizio della seconda spazzata del cielo (25.12.1800) c’è scritto: Questo progetto è stato concepito nell’anno fruttidoro 8 [17.9-19.8.1800] da le franç. & Burkh. per scoprire un pianeta oltre Herschel, se ne esiste uno… Del resto, anche l’introduzione del volume non fa mistero di questo:
Histoire Céleste Française, 1, vi ➤ I nuovi pianeti che forse esistono, sono un oggetto ugualmente importante del nostro nuovo lavoro. M. Herschel ne ha scoperto uno per caso, nel 1781; e quando se ne scoprirà qualche altro, lo si troverà nelle nostre 50000 stelle, e subito si avrà di che stabilire la durata della sua rivoluzione; può essere anche che noi ne abbiamo già scoperto qualcuno, se ogni stella si fosse potuto osservare due volte; ma ho preferito gioire di una raccolta certa, che di privarmene allungando il lavoro per un profitto dubbio. Ma i cittadini Lefrançais e Burckhardt hanno già cominciato a ripassare tutte le zone delle stelle zodiacali, per tentare di trovarne.
All’inizio del 1847 Sears C. Walker dell’Osservatorio di Washington era intento a calcolare l’orbita reale del nuovo pianeta (che a quell’epoca in USA veniva chiamato Leverrier). L’orbita preliminare diede un semiasse di circa 30.2 ed una eccentricità molto piccola: valori molto differenti dalle soluzioni di Leverrier ed Adams (cosa già divulgata da Challis). Esaminando la questione insieme al famoso matematico Benjamin Peirce, si accorse con grande stupore che, secondo l’orbita di 30 UA, doveva esistere una commensurabilità approssimata del tipo 2:1 fra il moto medio di Urano e quello di Nettuno: una cosa totalmente non prevista da Leverrier. Se ciò era vero, fra Urano e Nettuno era in atto una perturbazione a lungo periodo molto importante, forse la più notevole del sistema solare.
Per confermare ciò, Walker nel gennaio 1847 andò alla ricerca di osservazioni pre-scoperta. Dopo aver preso in considerazione i cataloghi di Bradley, Mayer, Lacaille, Piazzi, Lalande, Bessel, Paramatta Catalogue, Madras Catalogue, decise che le migliori possibilità di ritrovamenti si potevano avere nell’”Histoire Céleste Française” di Lalande. L’orbita che aveva stimato sarebbe stata compatibile con le zone del cielo coperte dal catalogo solo per le date dell’8 e 10 maggio 1795. Per quest’ultima data compilò un’effemeride, e confrontò le posizioni con quelle delle stelle del catalogo. Trovò solo una coincidenza degna si nota: una stella di magnitudine 7-8, che non era riportata nel catalogo di Bessel, e si trovava a 2′ dalla posizione stimata di Nettuno ➤. Quella sera, 2 febbraio 1847, Walker scrisse al Colonnello Maury, Sovrintendente dell’Osservatorio Navale di Washington, che non era in grado di verificare al telescopio se quella stella era veramente mancante, perchè il cielo era nuvolo, ma avrebbe provveduto alla prima occasione. La verifica dell’assenza della stella fu fatta il giorno 4 da J.S.Hubbard, e a quel punto Walker ritenne molto probabile, anche se non assolutamente certo, che si trattasse del nuovo pianeta. La notizia apparve sul quotidiano Washington Union il 9 febbraio.
Il Professor Peirce preparò una relazione del lavoro di Walker, che fu presentata, in forme poco diverse, alla riunione del 3 marzo 1847 dell’American Philosophical Society {A-0034.0004_.0000.18470000-0311_0319} p. 311 ➤ (già in quella del 19 febbraio c’era stato un breve annuncio), alla riunione del 16 marzo dell’American Academy of Arts and Sciences {A-0032.0001_.0000.1848000-0057_0068} p. 57 ➤ , e in Astronomische Nachrichten No. 599, 25, pp. 375-388 (20 maggio 1847) ➤
In queste relazioni venne riportata una cosa molto interessante, che all’inizio Walker non aveva notato. A p. 158 del catologo di Lalande, la stella mancante del giorno 10 aveva il contrassegno (:), che stava ad indicare che la declinazione era sta ritenuta incerta di circa 5′. Walker ipotizzò che fosse stata compiuta una confusione, scambiando due osservazioni del pianeta, ovviamente in movimento, come una misura dubbia. Adottando quella “stella” come una vecchia osservazione del pianeta, calcolò gli elementi ellittici del pianeta.
a ………………………………. 30.25042
e ………………………………. 0.0088407
P, anni tropici …………… 166.3813
Ω ……………………………… 131°17’35”.80
ῶ ……………………………… 0°12’25”.51
Long. epoca 1.1.1847 … 328°07’56”.64
Già nell’ottobre 1846 Adams aveva calcolato gli elementi di Nettuno, basandosi sulle osservazioni fatte da Challis nell’agosto 1846; questi aveva pensato di fare una ricerca sul catalogo di Lalande, ma il periodo non era adatto all’osservazione. In Astronomische Nachrichten No. 596 24.4.1847 {A-0073.0025_.0596.18470424-0309_0314} p. 309-314 ➤ Challis pubblicò un articolo interessante.
Nello stesso tempo l’assistente di Schumacher, A. C. Petersen, scoprì indipendentemente a Walker l’osservazione di Lalande con un metodo diverso. Petersen prese una carta dell’Histoire Celeste, per una zona fra 2° e 4° lat. N, 14-17 h di asc. retta, e verificò le stelle con l’osservazione telescopica. Trovò che 3 stelle non erano visibili; in un secondo confronto, dedusse che le posizioni registrate di due di queste stelle erano probabilmente viziate da un errore tipografico di 1′. La terza posizione fu trovata sufficientemente vicina a quella calcolata con un’orbita ricavata da Galle. I suoi risultati furono pubblicati su Astronomische Nachrichten il 3 e il 15 aprile 1847: {A-0073.0025_.0594.18470403-0291_0292} p. 291 ➤ e {A-0073.0025_.0595.18470410-0303_0306} p. 303 ➤
Rimarcando il fatto che Lalande si era fatto sfuggire il pianeta, Airy scrisse a Adams il 29.4.1847: Let no one after this blame Challis. [Nessuno dopo questo dia la colpa a Challis]
Nella seduta dell’Académie del 29 marzo 1847, Leverrier rese note delle lettere che lo informavano dei ritrovamenti di Petersen e di Walker, e degli elementi che questi aveva calcolato.
{A-0080.0024_.0013.18470329-0529_0531} p. 531 ➤ Resterà da esaminare con cura se l’astro osservato da Lalande nel 1795 è proprio il pianeta del 1846; a ricercare le conseguenze che si potranno al presente dedurre. Sarà una discussione molto delicata, e che noi riprenderemo. Ci limiteremo, per oggi, a notare che la piccolezza dell’eccentricità che risulterebbe dai calcoli di M. Walker sarebbe incompatibile con la natura delle perturbazioni del pianeta Herschel; ma può essere benissimo che questa piccolezza dell’eccentricità non sia una condizione necessaria dell’osservazione di Lalande, e tutto ci fa sperare che noi ci troviamo effettivamente in possesso di una antica osservazione del pianeta, come hanno pensato i Sigg. Petersen e Walker.
Nella seduta dell’Accademia del 19 aprile del 1847, fu data la conferma che l’osservazione di Lalande corrispondeva con l’orbita di Walker. Victor Mauvais esaminò i manoscritti originali [“Sur une observation inédite de la nouvelle planète”, Comptes Rendus, 24, {A-0080.0024_.0016.18470419-0666_0670} pp.666-670 ➤ . Trovò così che Lalande aveva osservato la stella l’8 e il 10 maggio ma, poiché le due posizioni non concordavano, ebbe dubbi sulla precisione delle sue osservazioni (senza sospettare che non si trattasse di una stella fissa). Perciò eliminò la prima posizione del catalogo dato alle stampe e segnò solo la seconda posizione, indicandola come incerta. Mauvais trovò che la differenza fra le due posizioni osservate era proprio uguale al moto di Nettuno nei due giorni. Non c’era dunque più dubbio che l’oggetto osservato nel 1795 fosse il nuovo pianeta. Bisogna però segnalare la perplessità di Valz nel trovare la stessa “stella” nelle carte pubblicate nel 1822 da Harding e nella carta di Berlino pubblicata nel 1831. Si era supposto che tutte le stelle riportate fossero state misurate dagli autori. A quanto pare non era sempre stato così, a meno che non avessero osservato una stella variabile rimasta invisibile nelle altre occasioni!
Probabilmente Leverrier non era al corrente delle conclusioni di Peirce. Alla riunione del 16 marzo dell’American Academy of Arts and Sciences, dopo aver riportato i risultati di Walker, come ho esposto prima, il matematico americano diede un duro giudizio.
{A-0032.0001_.0000.1848000-0057_0068} p. 65 ➤ Il Professor Peirce notò, che le orbite date da Mr. Walker differiscono così ampiamente dalle predizioni, che è stato condotto a fare un accurato riesame delle osservazioni. Ha non solo da se stesso verificato la distanza 30 di Walker, ed il conseguente moto angolare; ma Mr. George P. Bond, del Cambridge Observatory, ha anche, a sua richiesta, verificato questa distanza e moto solo dalle osservazioni di Cambridge. Da questi dati, senza alcuna ipotesi sul carattere dell’orbita, è arrivato alla conclusione, che IL PIANETA NETTUNO NON E IL PIANETA AL QUALE L’ANALISI GEOMETRICA HA DIRETTO IL TELESCOPIO; che la sua orbita non è contenuta entro i limiti di spazio che erano stati esplorati dai geometri che cercavano la sorgente delle perturbazioni di Urano; e che la sua scoperta da parte di Galle deve essere considerata un felice incidente.
Peirce specificò che i limiti del semiasse maggiore (da 35 a 37.9) e della longitudine media al 1.1.1800 (da 243° a 252°) posti da Leverrier erano incompatibili con l’orbita osservata. Il francese non aveva potuto abbassare la sua stima sotto 35 UA, perchè a 35.3 UA si ha un pianeta in commensurabilità 5:2 con Urano: questo avrebbe dato luogo a dei termini di perturbazione che non avrebbe saputo gestire, e quell’orbita costituì una barriera che tenne separate le orbite immaginate da Leverrier dall’orbita reale. Questa, nella realtà, probabilmente era in risonanza 2:1.
Il 4 maggio 1847 Peirce presentò all’American Academy of Arts and Sciences un’altra memoria, in cui discuteva varie soluzioni possibili dei dati, molto differenti fra loro. Osservò, anche, con stupore, di non essere riuscito a conciliare le perturbazioni di Urano con l’attrazione del nuovo pianeta. Ma ammise di non essere sicuro di questa cosa, che richiedeva una verifica. {A-0032.0001_.0000.1848000-0144_0149} p. 144 ➤ Nella riunione del 4.4.1848 annunciò con sollievo che le perturbazioni di Urano risultavano perfettamente spiegate dall’attrazione di Nettuno, se si attribuiva a questo la massa dedotta dall’orbita del satellite ricavata con le osservazioni di Bond. {A-0032.0001_.0000.1848000-0332_0342} p. 332 ➤
Adams fece cenno all’obiezione di Peirce già in un articolo apparso su M. N. R. A. S. , 7, (May 1847) {A-0075.0007_.0015.18470509-0268_0270} p. 269 ➤ . Una traduzione francese della Memoria di Adams scritta nel novembre 1846 apparve nel “Journal de Mathématiques pures et appliquées” (detto Journal de Liouville) per il 1875 Serie 3, Tomo 2, (1876) {A-0074.0002C.0000.18760000-0005_0032} p.5 ➤ L’editore, Résal, affermò che era stato deciso di intraprendere la ripubblicazione per le pressanti sollecitazioni di vari eminenti matematici. Nell’introduzione scrisse:
p.6 ➤ Le problème fut résolu simultanément, en Angleterre par M. Adams, et en France par M. Leverrier, qui, ainsi que le reconnaît M. Adams, a publié le premier les résultats de ses recherches. … Il est impossible de rencontrer, dans l’histoire des sciences, une découverte qui fasse plus d’honneur au génie humain. Les lois de Newton recevaient ainsi la plus éclatante des confirmations, et l’Astronomie, désormais indiscutable dans ses principes, était arrivée à l’état de science parfaite. Le Mémoire de M. Adams a valu, à juste titre, à son auteur la plus glorieuse célébrité: il est digne, en effet, de figurer à côté des plus beaux mémoires de Laplace et Lagrange.
Questa ripubblicazione della memoria, dopo un intervallo di trenta anni, aveva interesse anche per il fatto che conteneva alla fine delle note addizionali di Adams sulle obiezioni di Pierce {A-0074.0002C.0000.18760000-0069_0086} p. 84 ➤ . Adams dice che il compito richiesto a lui e a Leverrier era quello di rappresentare le perturbazioni durante una frazione del periodo sinodico. Ciò elimina il problema delle commensurabilità; perché la soluzione rappresenti bene le osservazioni, anche se con degli elementi diversi da quelli reali, è sufficiente che la forza perturbatrice reale e quella del pianeta presunto siano approssimativamente le stesse in grandezza e direzione, e questo fu il caso. Le soluzioni di Adams e Leverrier fornivano valori molto sbagliati per la distanza del pianeta dal Sole e dalla Terra, ma questi dati non erano presenti nelle equazioni di condizione, nè erano oggetto della ricerca. In conclusione, le due analisi teoriche, pur arrivando ad una soluzione spuria (non una cattiva approssimazione della soluzione esatta, bensì una vera e propria soluzione sbagliata) avevano assolto il loro compito, che era quello di dire dove cercare il pianeta, e non per pura coincidenza, come insinuava Peirce, perché la soluzione trovata aveva, e doveva avere, la proprietà di rappresentare bene la longitudine del pianeta in un certo periodo di tempo.
Possiamo concludere con le parole di J. Herschel in Comptes Rendus, 27, {A-0080.0027_.0014.18481002-0325_0332} p. 328 ➤
Gli elementi sono degli oggetti intellettuali, atti a rappresentare allo spirito le relazioni generali del pianeta con il tempo e lo spazio, mentre l’oggetto diretto dei vostri sforzi era da dire dove era posto il corpo perturbatore all’epoca della ricerca, e dove si era trovato durante i 40 o 50 anni precedenti. Ora è quello che voi avete fatto conoscere con una perfetta esattezza.
Bisogna ricordare anche un’altra voce critica alla soluzione di Leverrier: quella di Babinet. Secondo lui le anomalie di Urano erano dovute non solo a Nettuno, ma anche ad un altro pianeta, esterno a questo, che egli chiamò Iperione [“Sur la position actuelle de la planète située au delà de Neptune, et provisoirement nommée Hypérion”, Comptes Rendus, 27, 21 agosto 1848 {A-0080.0027_.0008.18480821-0202_0208} p.202-208 ➤ Babinet dichiarò che ormai l’identità di Nettuno con il pianeta teorico non era ammessa più da nessuno, per le enormi differenze fra l’astro reale e l’astro teorico. Con dei calcoli a braccio, Babinet arrivò alla conclusione che tali differenze dimostravano l’esistenza di un altro pianeta perturbatore, Iperione appunto, con un periodo di rivoluzione doppio di quello di Nettuno, ed una massa simile a quella di Urano. Leverrier prese la parola, dicendo che i calcoli di Babinet si basavano su delle basi inammissibili. Nella seduta dell’11 settembre 1848 in Comptes Rendus, 27, {A-0080.0027_.0011.18480911-0273_0279} p. 273-279 ➤ Leverrier spiegò che le differenze fra la sua soluzione e la situazione reale non erano enormi, come aveva detto Babinet; sminuì il problema della differenza della massa facendo notare che i valori ricavati con il satellite erano incerti e contradditori. Nella seduta del 2 ottobre 1848 [Comptes Rendus, 27, {A-0080.0027_.0014.18481002-0325_0332} p. 325-332 ➤ specificò che gli errori della sua soluzione non solo non erano enormi, ma oltretutto erano contenuti nei limiti che l’incertezza dei dati poteva consentire, e definì l’obiezione della difficoltà prodotta dalla risonanza con Urano “una difficoltà di forma”.
Riportiamo parte della discussione fatta dal celebre astronomo francese F. Tisserand nel suo grande “Traité de mécanique céleste” in 4 volumi [si veda il Vol. I (1889), cap. XXIII, §160 p. 386]
{B-0185.01_.1889} p. 386 ➤ Le forze perturbatrici calcolate avranno dunque delle direzioni molto vicine a quelle reali, solo le loro intensità saranno troppo deboli; ma questo effetto sarà compensato in parte dal valore troppo forte trovato da Le Verrier per la massa di Nettuno. È così che una combinazione conveniente degli elementi, ciscuno dei quali è molto sbagliato, può rappresentare quasi esattamente il luogo eliocentrico di Nettuno e le perturbazioni di Urano, per tutto l’intervallo di tempo limitato in cui queste perturbazioni sono state sensibili, e soddisfare quindi alle condizioni del problema.La legge empirica di Bode ha dato un valore molto poco esatto di a’ 38 invece di 30; il calcolo, con la sua logica inflessibile, va al più pressante; assegna all’orbita di Nettuno una forma ellittica molto pronunciata, dove il perielio è diretto pressapoco seguendo la linea della congiunzione del 1822, il che corregge in gran parte l’errore proveniente dal valore inesatto assegnato ad a’, avvicinando Nettuno al Sole, all’epoca della congiunzione, quasi alla distanza voluta, 32.4 invece di 30.2; il forte valore ottenuto per m’ fa il resto. Se si considera che il valore reale di e’ è al disotto di 1/100, è fondato pensare che si sarebbe arrivati con dei calcoli più semplici ad una rappresentazione soddisfacente delle osservazioni con una serie di orbite circolari i cui raggi fossero stati diminuiti da 38 a 30.
Dunque il parere di Tisserand fu che nonostante la soluzione di Leverrier non fosse quella reale, l’effemeride calcolata risultava in errore di pochi gradi per molti decenni, rimanendo quindi utile per la scoperta; non è vero che Galle trovò il pianeta solo per caso. Questo concetto fu ribadito da un altro celebre esperto di meccanica celeste, l’astronomo di Cambridge W. M. Smart. Per il periodo 1801-1843, le perturbazioni in longitudine subite da Urano sono dipendenti dalla massa di Nettuno, dalla distanza fra i due pianeti e dalla differenza nelle loro longitudini eliocentriche. Le perturbazioni non sarebbero state molto diverse se la distanza eliocentrica di Nettuno fosse aumentata e la diminuzione della sua forza attrattiva su Urano compensata dall’aumento della sua massa. In altre parole, l’assunzione di qualsiasi valore del semiasse maggiore dell’orbita del pianeta sconosciuto, non differendo eccessivamente dal valore reale, avrebbe condotto a valori della longitudine geocentrica di Nettuno, in qualsiasi periodo tra il 1801 ed il 1843, entro pochi gradi dai valori reali, dando perciò un’adeguata informazione per la scoperta telescopica del pianeta sconosciuto.
In un lavoro apparso su M. N. R. A. S, 118, 1958 {A-0075.0118_.0006.19581212-0551_0559} p. 551-559 ➤ il teorico inglese Raymond Arthur Lyttleton propose un metodo per la predizione del pianeta molto più semplice di quello usato da Adams e Leverrier. Con questo metodo, il tempo della congiunzione eliocentrica poteva essere trovato semplicemente sulla base di considerazioni delle perturbazioni della longitudine di Urano. Questa informazione da sola permetteva di fare una predizione con un errore inferiore a 15° partendo dall’ipotesi della legge di Bode. Ma Lyttleton mostrò anche che si abbandonava l’ipotesi della legge di Bode e si lavorava su di un’orbita esattamente circolare, cercandone il raggio in modo da ottenere il miglior accordo con le osservazioni, il risultato finale, ottenuto con una modesta mole di calcolo, aveva un’accuratezza comparabile a quella della soluzione di Leverrier. Inoltre, tale risultato si poteva considerare una vera approssimazione dell’orbita reale, per cui lo stesso Peirce non avrebbe avuto niente da ridire sulla sua validità. Tutto questo appariva estremamente affascinante; peccato che anni dopo fu rilevato un errore concettuale di Lyttleton, che rendeva inutilizzabile il suo metodo: M. N. R. A. S, 158, 1972 {A-0075.0158_.0001.19720600-0079_0083} p. 79-83 ➤
Nel 1850-1851 Hind segnalò, nelle zone celesti di Lamont di Monaco, tre osservazioni del pianeta: 25 ottobre 1845, 7 settembre 1846 e 11 settembre 1846. “Unnoticed Observations of Neptune”, M.N.R.A.S., 10, (1850) {A-0075.0010_.0003.18500111-0042_0042} p. 42-43 ➤ ; “On Lamont’s Observations of Neptune, as a Fixed Star”, M.N.R.A.S., 11, (1851) {A-0075.0011_.0001.18501108-0011_0011} p. 11 ➤ Se Lamont avesse fatto la riduzione delle osservazioni subito dopo il giorno 11, avrebbe scoperto il pianeta.
Nel suo libro “The solar system” (1852) {B-0100.00_.1852} p. 192 ➤, Hind scrisse che le osservazioni di Lamont del settembre 1846 furono fatte probabilmente in conseguenza di una ricerca cominciata all’annuncio dei risultati notevoli di M. Le Verrier. Questa tesi fu ribadita da G.F. Chambers nel suo famoso “Handbook of Descriptive Astronomy” (vol 1, IV ed. (1889) {B-0081.01_.1889} ➤ Ma in una lettera stampata su The Observatory, 18, 1895 {A-0072.0018_.0229.18950700-0275_0276} p. 275-276 ➤ W.T.Lynn fece notare che le osservazioni del settembre 1846 furono fatte 1 o 2 settimane dopo la presentazione della terza memoria di Le Verrier, che dava gli elementi completi del pianeta, per cui Lamont non poteva averla letta. Poteva senz’altro conoscere la seconda Memoria, che dava la posizione approssimata, e ciò sarebbe bastato per iniziare la ricerca. Ma a Lynn sembrò che Lamont avesse osservato le zone in maniera regolare, senza curarsi di comparare le osservazioni alla ricerca di un’intruso.
Nel suo periodico DIO, nel 1992 Dennis Rawlins diede una lista di 8 osservazioni pre-scoperta di Nettuno: p. 98 ➤ . Manca la presunta seconda osservazione fatta da Galileo ➤ .