Ricordo che il 25 settembre 1846, nella lettera in cui annunciava a Le Verrier la scoperta del pianeta, Galle propose il nome Janus: il dio romano dalla doppia faccia, che segnalava la sua posizione alle frontiere del sistema solare. Le Verrier ricevette la lettera il girono 28, ma non fece in tempo a dare l’annuncio alla riunione settimanale dell’Académie che si svolse quel giorno, perciò fornì la notizia a due quotidiani, Le National e Journal des Débats, che la pubblicarono il 30 settembre (entrambe gli articoli furono firmati dal Léon Foucault, poi divenuto celeberrimo per le sue ricerche di fisica). ➤
A Le Verrier non piaceva il nome Janus, perché non pensava che il nuovo pianeta segnasse i confini del sistema solare; propose Nettuno. Forse pensando ad una richiesta di Schumacher del 29 settembre, relativa al nome da dare al nuovo pianeta, il primo ottobre Le Verrier comunicò la sua scelta, scrivendo a Galle, Airy e F. G. W. Struve, direttore dell’Osservatorio di Pulkovo. A Galle scrisse:
Vi ringrazio cordialmente della premura che avete messo ad informarmi della vosta osservazione del 23 e 24 settembre. Grazie a voi, eccoci definitivamente in possesso del nuovo mondo. Il piacere che ho provato di vedere che voi l’avete trovato, a meno di un grado dalla posizione che avevo dato, è un poco turbato dall’idea che scrivendovi prima, quattro mesi fa, avremmo ottenuto già allora il risultato che abbiamo appena raggiunto. Io comunicherò la vostra lettera, lunedì prossimo, a l’Académie des Sciences. Il Bureau des Longitudes si è qui pronunciato per Neptune. Il segno: un tridente. Il nome di Janus indicherebbe che questo pianeta è l’ultimo del sistema solare, cosa che non si ha alcuna ragione di credere.
[Je vous remercie cordialement de l’empressement que vous avez mis à m’instruire de votre observation du 23 et du 24 septembre. Grace à vous, nous voilà definitivement en possession du nuveau monde. Le plaisir que j’ai éprouvé de voir que vous l’avez encontré, a moins d’un dégré de la position que j’avais donnée, est un peu troublé par l’idée qu’en vous écrivant plus tôt, il y a quatre mois, nous aurions obtenu dès lors le résultat que nous venons d’atteindre. Je communiquerai votre lettre, lundi prochain, à l’Academie des sciences. Le Bureau des longitudes s’est prononcé ici pour Neptune. Le signe: un trident. Le nom de Janus indiquerait que cette planète est la dernière du système solaire, ce qu’il n’y a aucune raison de croire.]
Sir Henry Holland era in visita all’Osservatorio di Berlino proprio quando arrivò la lettera di Leverrier:
“Recollections of past life” (1872) {B-0181.00_.1872} p. 298-299 ➤ Ciò che più mi è rimasto impresso è una sera trascorsa con Encke e Galle all’Osservatorio di Berlino, circa dieci o dodici giorni dopo la scoperta del pianeta Nettuno proprio in questo luogo; e quando le osservazioni notturne dei suoi moti avevano ancora un valore particolare nel delineare gli elementi della sua orbita. Avevo sentito parlare casualmente della scoperta a Brema e non persi tempo a correre a Berlino. La notte in questione era una notte di nubi fluttuanti, che si trasformavano gradualmente in cumuli; e le ore passavano senza che si vedesse il pianeta che era appena giunto alla nostra conoscenza grazie a un metodo così meraviglioso di ricerca predittiva. Frustrato su questo punto fondamentale, fu in qualche modo una ricompensa rimanere a conversare con Encke nel suo Osservatorio, segnalato da così tante scoperte: la quiete e l’oscurità del luogo erano interrotte solo dal solenne ticchettio dell’orologio astronomico, che, in quanto infallibile interprete dei tempi e dei moti celesti, ha una sorta di esistenza viva per l’astronomo. Tra le altre cose discusse mentre eravamo così seduti insieme in una sorta di tremante impazienza, c’era il nome da dare al nuovo pianeta. Encke mi disse che aveva pensato a Vulcano; ma ritenne giusto rimettere la scelta a Leverrier, allora ritenuto l’unico indicatore del pianeta e del suo posto nei cieli, aggiungendo che si aspettava la risposta di Leverrier con la prima posta. Non era trascorsa un’ora che un bussare alla porta dell’Osservatorio annunciò l’arrivo della lettera. Encke la lesse ad alta voce; e, giunto al passaggio in cui Leverrier proponeva il nome di Nettuno, esclamò: “So lass den Namen Neptun sein!”. Era una scena di mezzanotte difficile da dimenticare. Un battesimo reale, con la sua lunga serie di titoli, mal si confronterebbe con questa semplice denominazione del remoto e solitario pianeta così meravigliosamente scoperto. Non esiste luogo, in effetti, in cui la grandezza e le ambizioni sfrenate del mondo vengano così radicalmente rimproverate e ridotte a piccolezze come nell’Osservatorio astronomico.
Anche scrivendo ad Airy e Struve citò l’autorità del Bureau des Longitudes, e questo appare molto strano. Le Verrier non aveva potuto aver avuto il tempo di consultare quell’organismo (di cui non era membro) e, d’altra parte, lo stesso Bureau non si era riunito in quei giorni. Come poteva aver deliberato? In effetti, successivamente il Bureau si dissociò formalmente dall’affermazione di Le Verrier. Ad ogni modo, dopo pochissimi giorni la situazione cambiò. Nel Compte Rendu del 5 ottobre si legge:
{A-0080.0023_.0014.18461005-0659_0662} p. 662 ➤ M. Arago ha annunciato all’Accademia che avendo ricevuto da M. Le Verrier una delega molto lusinghiera: il diritto dare un nome al nuovo pianeta, si è deciso a designarlo con il nome di colui che l’ha così sapientemente scoperto, a chiamarlo Le Verrier. Non ho creduto, ha aggiunto M. Arago, di dovermi fermare davanti a qualche obiezione senza base reale. Come! si sono chiamate le comete dal nome degli astronomi che le hanno scoperte, dal nome di quelli che ne hanno tracciato l’orbita, e lo stesso onore sarebbe rifiutato ai scopritori di pianeti! Avremo, ed è giustizia, la cometa di Halley, la cometa di Encke; avremo le comete di Gambart o di Biela, di Vico, di Faye, ecc., e il nome di colui il quale, con un metodo ammirevole e senza precedenti, ha dimostrato l’esistenza di un nuovo pianeta, ne ha segnato la posizione e le dimensioni, non sarebbe inscritto nel firmamento!!! No, no! ciò offende la ragione e i principi della giustizia più volgare. Ci si preoccupa di alcune riforme che la mia risoluzione sembrerebbe causare? Ebbene, non è un problema: Herschel detronizzerà Urano; il nome di Olbers si sostituirà a quello di Giunone, ecc.; non è mai troppo tardi per fare a brandelli le fasce della routine! Io prendo l’impegno, ha detto terminando M. Arago, di non chiamare il nuovo pianeta, altro che con il nome Pianeta di Le Verrier. Io credo di dare così una prova irrecusabile del mio amore per le scienze, e seguire le ispirazioni di un legittimo sentimento di nazionalità.
Il giorno 6 ottobre Le Verrier scrisse ad Encke:
{B-0113.00_.1911} p. 40 ➤ M. Schumacher mi ha fatto l’onore di scrivermi e di domandarmi di inviargli un nome per il pianeta. Ho pregato il mio illustre amico, M. Arago, di prendersi carico di questo compito. Sono stato un po’ confuso della decisione che ha preso in seno all’Accademia. Non saprei spiegarvi in che cosa consiste se non trovassi l’occasione di pagare il giusto tributo di ammirazione ai vostri lavori sulla cometa di Encke. Il nome oscuro che M. Arago volle lasciare al pianeta mi assimilerebbe in un modo troppo glorioso all’illustre Direttore dell’Osservatorio di Berlino per quello che quanto io meriti.
Sempre il 6 ottobre Arago scrisse una lettera a Schumacher di Astronomische Nachrichten, che pubblicò la notizia in un supplemento al No. 581 (22 ottobre 1846) , mostrando il disegno del simbolo proposto da Arago (formato dalle iniziali L e V): {A-0073.0025_.0581a.18461022-0081_0082} ➤
In Astronomische Nachrichten, no. 588, fu pubblicata la comunicazione sul nuovo pianeta fatta da Encke davanti all’Accademia delle Scienze, il 22-10-1846. Riferì che il nome Janus proposto da Galle era stato rifiutato da Le Verrier, e poi:
{A-0073.0025_.0588.18470211-0191_0196} p. 94 ➤ Questo nome deve essere stato diffuso anche altrove, perché Gauss, la nostra prima autorità astronomica tedesca, mi scrisse il 7 ottobre in una lettera: ”Trovo il nome Nettuno scelto dal signor Le Verrier del tutto appropriato; si potrebbe forse scegliere un tridente come simbolo, se non fosse inappropriato anticipare in qualche modo l’ideatore.” D’altra parte, il signor Le Verrier mi ha menzionato in una lettera del 6 ottobre: “J’ai prié mon illustre ami Mr. Arago de se charger du soin de choisir un nom pour la planète.” C’è un po’ di confusione nella decisione di istituire un premio presso l’accademia. Ciò conferma quanto già rivelato, ovvero che il signor Arago suggerì il nome “LeVerrier”. In queste circostanze, con il sostegno delle alte autorità del Bureau des longitudes di Parigi e di Gauss, per i prossimi anni manterrò il nome Nettuno e il simbolo del tridente, finché l’opinione pubblica in Germania non si sarà sufficientemente consolidata per stabilire un nome definitivo. La nostra consuetudine tedesca si è fissata su quattro, si potrebbe persino dire cinque, nuovi pianeti, poiché Herschel è tedesco di nascita e, benché non possa essere mia intenzione in qualche modo ledere il grande merito del signor Le Verrier, cosa che riconosco calorosamente, credo tuttavia che il suo nome sarà per sempre così saldamente legato a Nettuno che non è necessario, per preservarne il ricordo, introdurre questa combinazione alquanto sorprendente di divinità pagane con un nome più nuovo. Inoltre, il merito più importante della scoperta spetta a un tedesco. In lettere successive, anche Sir John Herschel chiama il pianeta Nettuno, e Struve a Pulkovo si è dichiarato fermamente favorevole al mantenimento di questo nome. Il nome attirò quindi l’attenzione dei primi astronomi di Germania, Francia, Inghilterra e Russia.
Nel novembre 1846 Le Verrier pubblicò le sue ricerche su Urano come Addition a Connaissance des Temps pour 1849. Il titolo conteneva Heschel (dite Uranus), ma nel testo il pianeta era sempre chiamato Urano. L’autore inserì la seguente nota:
{A-0010.1849_.0000.18461100-0003_0254} p. 3 ➤ Nelle mie pubblicazioni ulteriori, considererò come uno stretto dovere di fare scomparire il nome di Urano, e non chiamare più il pianeta che con il nome di HERSCHEL. Mi dispiace vivamente che la stampa già avanzata di questo scritto non mi abbia permesso, al presente, di conformarmi ad una determinazione che l’osserverò religiosamente nel seguito.
Il 25 novembre Le Verrier scrisse a Schumacher:
{B-0113.00_.1911} p. 44 ➤ Sono stato del resto valorosamente difeso da M. Arago. Ad un’altra epoca, avrei forse rifiutato l’onore che ha voluto farmi dando il mio nome al pianeta; ma le singolari pretese d’Oltremanica mi hanno fatto decidere a lasciar fare la sua amicizia. Vi confesserò anche che l’adozione da parte del Bureau des Longitudes, di cui non facevo parte, del nome di Nettuno che non avevo proposto, non ha poco contribuito a farmi trovare questo nome detestabile.
Il 7 gennaio scrisse amaramente ad Airy:
{B-0113.00_.1911} p. 45 ➤ Dopo che ebbi l’onore di scrivervi, sono stato completamente estraneo a tutto quello che è stato fatto e detto, in Francia o altrove, su questo disgraziato pianeta. Sono stato contrariato qui in tutti i modi. Non consiglio a chi ama la tranquillità di occuparsi di astronomia in Francia. Vorrete quindi scusarmi, Signore, se, essendomi pressoché ritirato dalla questione, e non avendo preso comunicazione di nessun documento, sono oggi nell’impossibilità di parlarvi della lettera che avete letta alla Royal Astronomical Society. Ma credo sia mio dovere cercare di rendere qualche servizio all’astronomia, e sono risoluto di mettere da parte tutte le miserie che mi circondano e a riprendere le mie occupazioni scientifiche….
Il 29 gennaio 1847 scrisse ancora ad Airy:
{B-0113.00_.1911} p. 45 ➤ Quanto al nome del pianeta, non è proprio possibile che me ne occupi in maniera conveniente. Tuttavia, siccome volete parlarmene, prenderò la libertà di dirvi su quest’oggetto il mio pensiero intimo. Non è, credo, né troppo umile né troppo alto. Dopo che ebbi dato le mie Memorie, e dopo che fui convinto che si sarebbe trovato il pianeta, dove avevo detto, credevo che lo si chiamasse naturalmente Pianeta di Le Verrier, come si dice cometa di Halley, cometa di Encke, ecc. Ecco tutto.
Quando il pianeta fu trovato, fu proposto dal Bureau des Longitudes di chiamarlo Nettuno. Non facevo parte del Bureau a quell’epoca e non l’avevo incaricato di quello. Scrivendo a diversi astronomi, dissi loro quello che il Bureau des Longitudes aveva fatto, ma senza aggiungere nè biasimo, nè riprovazione. Dichiarai nello stesso tempo a M. Arago che credevo che il Bureau si fosse un po’ affrettato, e che incaricavo lui specialmente di fare all’Académie des Sciences quello che considerava conveniente a questo riguardo. Dopo non me ne sono più interessato, e voi siete senza dubbio più informato di me di tutto il resto… Ma tutto ciò è molto poco importante.
Le Verrier entrò addirittura in rottura con Arago, che all’inizio del 1847 si lamentò del fatto che il suo protetto era rimasto muto mentre lui si era dato da fare per promuovere il nome Le Verrier. Encke aveva pubblicato solo una parte della lettera in cui Le Verrier si diceva confuso dalla proposta di Arago (non la riportò per intero probabilmente per omettere i complimenti nei suoi confronti) e quella frase, avulsa del resto, deve essere stata interpretata male. Tutto questo turbamento era sconosciuto all’estero, che generalmente considerò semplicemente bizzarra la proposta di Arago. W. H. Smyth scrisse ad Airy, 5.12.1846:
Kollerstrom3 ➤ Non mi piace proprio questo proposto cambiamento nella nomenclatura dei pianeti, perché la mitologia è un campo neutro. Herschel è un nome abbastanza buono. Le Verrier in un modo o nell’altro suggerisce l’idea di un fabbricante ed è quindi non così buono. Ma io penso solo quanto buffo sarebbe se il prossimo pianeta fosse scoperto da un tedesco: da un Bugge, un Funk, o dal vostro irsuto amico Boguslawski!
D’altra parte, i britannici non stettero solo a guardare. Il 14 ottobre 1846, come abbiamo visto, Airy scrisse a Le Verrier una lettera che aprì il vaso di pandora. Eppure, l’Astronomo Reale se ne uscì con una proposta per il nome del pianeta, credendo che Le Verrier preferisse Nettuno.
{B-0113.00_.1911} p. 30 ➤ C’è una cosa che un po’ disturba le nostre idee mitologiche, cioè il nome Nettuno che (per quanto ho capito) voi proponete di fissare al pianeta. Sembra esserci un’interruzione nell’ordine che non è piacevole. Se consentirete di adottare il nome Oceanus invece, sarà, io penso, meglio ricevuto, perché più simile nel suo carattere a quello del suo predecessore Urano, e più strettamente correlato alle idee mitologiche dei Greci. Vi prego di pensarci chiaramente, perché l’esperienza ha mostrato che il nome non resterà a meno che non sia ben scelto. Il nome di Stellae Medicae è morto, e l’aggiunto di Ceres Ferdinandea è morto, e il nome Georgium Sidus è morto, benché tutti questi furono dati dai rispettivi scopritori…
Ho già citato un brano della lettera di Challis, pubblicata in Athenaeum (No. 990, p. 1069) il 17 ottobre. Challis continuò:
riprodotta in “A Budget of Paradoxes” (1915 ){B-0070.01_.1915}} p. 389 ➤ La parte presa da Mr. Adams nella ricerca teorica del pianeta, sarà, forse, considerata tale da giustificare il suggerimento di un nome. Con il suo consenso, io menziono Oceanus come uno che possibilmente può ricevere i voti degli astronomi.
Il nome era un riferimento non troppo velato alla supremazia britannica sui mari. J.H.Hind il 12 novembre 1846 scrisse argutamente a Sheepshanks che non avrebbe avuto successo fra i francesi più del nome “Wellington”, il grande avversario dei francesi nelle guerre napoleoniche. Herschel in una lettera a Stratford (4 maggio 1847) cercò di mediare fra francesi ed inglesi con una proposta salomonica: Io osservo che Arago chiama il nuovo pianeta non “Le Verrier” ma “Planète de Le Verrier”…. Ora questa è più una descrizione che un nome. Quelli che lo pensano “Pianeta di Le Verrier” possono anche chiamarlo Nettuno senza compromesso…
Herschel si cimentò anche nel proporre nomi. Demogorgon e Minerva (lettera ad Airy, 14.10.1846); Hyperion (lettera a Stratford, 4.5.1847).
In Astronomische Nachrichten, No. 600, 25 (9 giugno 1847) {A-0073.0025_.0600.18470609-0389_0392} ➤ James Pillans, professore di latino all’Università di Edimburgo, riprese la discussione sul nome Janus, senza sapere che era stato Galle a citarlo come dio dei confini. Con una pedante discussione rimarcò che Leverrier aveva confuso Janus (dio bifronte) con Terminus, il dio dei confini. Il nome Janus andava bene, perché guardava da una parte ai vecchi fratelli e sorelle, dall’altra ad eventuali giovani fratelli.
Il 28 febbraio 1847 Airy prese una decisione, e la comunicò a Le Verrier:
{B-0113.00_.1911} p. 46 ➤ Prima di ricevere la vostra lettera del 26, avevo determinato di scrivervi e spedirvi gli estratti inclusi da Athenaeum. Nella mia ultima lettera vi dichiarai la difficoltà che io trovo e in cui si trovano quasi tutti gli astronomi di Europa, riguardo al nome del nuovo pianeta. Io speravo che forse voi poteste darmi qualche sanzione per l’adozione di un nome mitologico. La vostra risposta, che fu concepita nei termini della massima franchezza, mi ha mostrato chiaramente che siete incapace di attuare il cambiamento che appare desiderabile. Ho deciso quindi di non fare un passo decisivo nell’adottare un nome per il pianeta finchè le circostanze non mi spingessero a farlo. Queste circostanze, penso, sono arrivate; i rapporti dei principali astronomi del nord Europa mi hanno raggiunto circa 12 giorni fa, e la determinazione alla quale sono arrivati, concorda, con il volere dei miei amici inglesi in generale. Io quindi ho definitivamente adottato in nome Nettuno, e ho pubblicato la sua adozione nel numero di Athenaeum di cui vi includo delle parti.
L’articolo a cui Airy fece riferimento, “Name of the new planet”, Athenaeum (datato 20 febbraio) 1008, 199, definiva “indelicata” la proposta di Arago, e questo giudizio incrinò i rapporti fra i due. Airy si scusò in “M. Arago and the planet Neptune” (Athenaeum, datato 25 dicembre, 1052, 1325). Ad ogni modo, nell’estate del 1847 il Bureau des Longitudes adottò ufficialmente il nome Neptune per la Connaissance des Temps. Arago si astenne dal votare; nella sua famosa “Astronomie Populaire”, opera pubblicata postuma una decina d’anni dopo, il pianeta è sempre chiamato Nettuno. Anche nelle teorie planetarie di Le Verrier, pubblicate alla fine della sua vita, compaiono i nomi Urano e Nettuno, non Herschel e Le Verrier. Il simbolo attualmente adottato è ♆, unicode U+2646.