Il 6 luglio 1846 Airy andò a trovare George Peacock (professore di geometria ed astronomia a Cambridge) a Ely; le domande di quest’ultimo riguardo al problema di Urano, che seguirono di poco l’incontro con Adams, spinsero l’Astronomo Reale ad agire. Il 9 luglio 1846 scrisse dalla casa di Peacock a Challis una importante lettera, affermando che bisognava ricercare urgentemente il pianeta ipotetico, e solo con il grande telescopio Northumberland di Cambridge potevano esserci speranze di successo. Nonostante Airy avesse affermato di aver parlato di questi temi pubblicamente (in presenza di Challis) il 29 giugno, in questa lettera sembra che gli stesse accennando la cosa per la prima volta, tanto che, temendo una sua risposta negativa, mise le mani avanti e gli offrì un assistente: Airy_Account p.402-403 ➤ | mia traduzione, lettere 15-16 ➤ e testo seguente. Una nota curiosa: nella lettera originale (Kollerstrom ➤ ), la prima frase contiene un’espressione altamente dubitativa: in which there is a possible shadow of reason for suspecting the existence (in cui c’è una possibile ombra di ragione per sospettare l’esistenza) . Nell’ “Account”, una tale espressione risultava imbarazzante per Airy, subito dopo aver espresso fiducia nei calcoli di Le Verrier; la versione stampata fu perciò censurata: in which there is **** reason for suspecting the existence. Del resto, la fiducia nella correzione automatica del raggio vettore era solo una presunzione. Ben presto si sarebbe scoperto che i raggi vettori erano tutti molto superiori alla realtà, nonostante la somiglianza nelle coordinate apparenti. Anzi, per meglio dire, le posizioni era state aggiustate al moto apparente, proprio aumentando le distanze. Non c’era scelta, perché il semiasse maggiore ipotizzato era molto superiore alla realtà.
Il 13-04-1846 Airy scrisse a Challis una lettera in cui ribadiva l’urgenza della ricerca; allegò delle istruzioni, “Suggestions for the Examination of a portion of the Heavens in search of the external Planet which is presumed to exist and to produce disturbance in the motion of Uranus”, contemplavano l’esame di una zona zodiacale del cielo, avente il centro alla longitudine eclittica 325° (il punto segnato da Adams e Leverrier) ed estendentesi ad ambo i lati per 15° il longitudine e 5° in latitudine. Fu consigliato un ingrandimento non inferiore a 120, che avrebbe consentito un campo di 15′. I transiti dovevano essere presi ad un filo, e le distanze polari nord stimate in parti di intervalli di 3′, segnati da fili orizzontali. Fu calcolato che 80 spazzate complete, ognuna richiedente in media un’ora, ripetute tre volte, avrebbero occupato circa 300 ore di osservazione. Il telescopio doveva rimanere “fissato” durante l’intera osservazione (come per l’osservazione del transito al meridiano), o perlomeno durante le consecutive porzioni di ogni spazzata. Quando le due lettere arrivarono a Cambridge, Challis si trovava in viaggio. Il 18 luglio rispose ad Airy, accettando di fare la ricerca. Airy_Account p.403-404 ➤ | mia traduzione, lettere 16-17 ➤
Dal 10 giugno al 4 luglio Airy ospitò P. A. Hansen, direttore dell’Osservatorio di Seeberg (Gotha). Hansen era un’autorità nel campo della teoria delle perturbazioni e, come abbiamo visto, aveva avuto uno scambio di lettere con Bouvard riguardo al problema di Urano. Forse Airy ed Hansen parlarono del saggio di Leverrier, ma quasi sicuramente non di Adams. Si sa di due incontri fra Airy e Adams; il primo il 4 e il 6 dicembre 1845 (Airy in seguito disse che non si ricordava dove) e il secondo il 2 luglio 1846. Mentre Hansen era in visita da Airy, i due si recarono a Cambridge e lì, sul ponte di St. John, si imbatterono per caso in Adams. Airy ricordò in seguito che l’incontro non durò più di due minuti. È difficile pensare che in quelle poche battute Hansen sia stato informato di quello che stava facendo il giovane Adams.
Oggi, con le accurate mappe stellari moderne, tutto si sarebbe risolto con una semplice confronto delle stelle osservate con quelle segnate nell’atlante. Mappe atte allo scopo erano in preparazione a Berlino, ma non erano ancora state distribuite. Airy ci pensò e scrisse a Challis il 21 luglio:
Kollerstrom ➤ Sono molto lieto che pensiate seriamente di cercare il possibile pianeta…. Penso che mappe di Berlino possano essere ottenute attraverso Nutt 158 Fleet Streeth o da un qualsiasi libraio tedesco. Ce n’è una sola che si applica parzialmente a tale ricerca.
Challis aveva bisogno di una effemeride, cioè di una lista di posizioni previste per il pianeta, per un certo intervallo di tempo. Adams gliene calcolò una, che oggi si può esaminare fra i documenti originali, e fu descritta da Challis:
Challis_Account p.421 ➤ | Kollerstrom ➤ Come già detto, iniziai ad osservare il giorno 29…. Nel fare questo, fui guidato da un documento tracciato da Mr. Adams, che trovai di grande aiuto. Questo documento conteneva le ascensioni rette e declinazioni del pianeta (calcolate nella supposizione che si stesse movendo sull’eclittica, ma per le altre cose totalmente da dati teorici) per ogni ventesimo giorno dal 20 luglio all’8 ottobre, e per ogni 5° di longitudine eliocentrica da 315° a 335° inclusi.
Il foglio con le effemeridi compilato da Adams non è basato sulla sua soluzione dell’ottobre 1845, ma sulla stima della longitudine di 325° fatta da Le Verrier. Però Adams mostrò di non fidarsi troppo delle previsioni teoriche, e calcolò la tabellina non solo per la longitudine 325, ma per tutta la serie 315, 320, 325, 330, 335. Un intervallo di 20°. Il foglio dato da Adams a Challis contiene anche uno strano calcolo, in cui tenta di identificare con il pianeta sconosciuto la stella osservata da Flamsteed nel 1690 (N. 1007 del suo catalogo, ma mai più osservata) e la fantomatica stella di Wartmann. In questa ipotesi, Adams ricavò l’inclinazione e la longitudine del nodo di un’orbita da queste posizioni, e stimò che al 29 agosto la longitudine dell’astro sarebbe stata 336°.4 circa.
Challis iniziò delle osservazioni di prova il 29 luglio. Il primo scandaglio fu eseguito in una regione di cielo in cui Adams si aspettava di trovare il pianeta, ma Challis si rese conto che, usando il metodo del transito suggerito da Airy, non riusciva a registrare tutte le stelle che attraversavano il campo. La notte seguente sperimentò il secondo metodo in cui il telescopio era mosso in declinazione, mentre l’ascensione retta veniva misurata con un cerchio orario azionato a mano. Questo sistema rendeva necessaria la presenza di due assistenti, James Breen e John Holdsworth (o Morgan) per poter registrare i dati. Questi dovevano tracciare una linea sotto l’ultima osservazione ogni qualvolta una nube interrompeva l’osservazione. Challis confrontò i due sistemi e trovò che ciascuno offriva qualche vantaggio; il metodo con il telescopio mobile consentiva di osservare più stelle nello stesso spazio, ma meno stelle nello stesso tempo. Decise così di osservare l’intero campo di 10° per 30° utilizzando prima il metodo ordinario, e poi una seconda volta il metodo con il telescopio mobile; se il pianeta non fosse stato scoperto per il suo moto, sarebbe risultato fra le stelle delle seconda osservazione che non erano state trovate nella prima. In “Account” Challis affermò :
Challis_Account p.421 ➤ Sarà opportuno spiegare perché non fu usata la ora xxi delle mappe stellari di Berlino [Berlin Sternkalendar, realizzato da Karl Bremiker]. La sola ragione che io posso dare di questo, è che io ero totalmente ignorante della sua pubblicazione. In una nota, datata 21 luglio, Mr. Airy notò che solo una piccola mappa delle mappe di Berlino si applicava a questa ricerca. Conseguentemente trovai, nella biblioteca dell’Università di Cambridge, ora xxii, che si estende sopra una piccola parte dello spazio che si intendeva scrutinare; ma non trovai ora xxi, e di conseguenza conclusi che non fosse pubblicato. Se io avessi avuto questa mappa, una prima spazzata non sarebbe stata necessaria, il mio compito sarebbe stato confrontare le mie osservazioni con la mappa nel momento in cui le registravo.
Il 4 agosto, la terza notte di osservazione, mosse il telescopio in declinazione per 70′, osservando accuratamente (entro 3″) in declinazione e A.R. le stelle luminose che avrebbero servito come riferimento per correggere le misure nelle zone di cielo ampie 9′, che dovevano essere spazzate successivamente. Le osservazioni pianificate dovettero però essere rinviate di una settimana a causa della presenza della Luna e del sopraggiunto cattivo tempo e Challis approffittò dell’interruzione per riferire ad Airy i progressi fatti. Pensando, erroneamente, che Airy fosse già partito per il continente, scrisse all’assistente capo di Greenwich, il Rev. R. Main: Airy_Account p.404 ➤ L’8 agosto Main scrisse la risposta a Challis, su indicazione di Airy. Quest’ultimo il 10 agosto, insieme a sua moglie, partì per Wiesbaden, nota stazione termale tedesca (vi rimase sino al 7 settembre). Due notti dopo il cielo ritornò sereno su Cambridge, e Challis riprese le ricerche. Egli decise di utilizzare la notte del 12 agosto, la quarta di osservazione, per effettuare un controllo. Riesaminò, mantenendo il telescopio fisso rispetto alla stella, la stessa zona di cielo che aveva osservato il 30 luglio senza aver applicato il moto orario allo strumento. Nel corso di quella passata una nube interruppe momentaneamente l’osservazione e l’assistente di Challis diligentemente tracciò una riga sotto la stella no. 39, l’ultima registrata prima dell’interruzione.
Subito dopo il 12 agosto (probabilmente il giorno seguente: non fu annotato il tempo esatto), Challis confrontò parzialmente le osservazioni fatte quella notte con quelle del 30 luglio e trovò mano a mano che le stelle registrate durante il primo scandaglio venivano riscontrate anche al secondo. Terminò questo controllo quando arrivò alla stella no. 39, perché ormai riteneva di essere soddisfatto della verifica del metodo e probabilmente dall’accidentale circostanza che una linea fu tracciata nel registro in conseguenza dell’interruzione delle osservazioni per una nube {A-0009.0016_.0000.18470000-0385_0414} p.424 ➤. Non sapeva che se avesse continuato fino alla stella No. 49 avrebbe trovato il pianeta! Le osservazioni furono condotte successivamente in ogni occasione possibile, soprattutto con il telescopio fisso.
Più o meno allo stesso periodo, ad una distanza di cinquemila km, fu fatto un tentativo di iniziare un’altra ricerca del pianeta. Il secondo saggio su Urano giunse negli Stati Uniti in agosto. Sears Cook Walker, un’astronomo dell’U. S. Naval Observatory a Washington, lesse il saggio ed immediatamente suggerì al suo sovrintendente, il tenente Matthew Fontaine Maury, di fare una ricerca del pianeta. Purtroppo l’Osservatorio Navale, come quello di Greenwich, era oberato da una gran mole di lavoro riguardante programmi di routine di astronomia di posizione, per cui la ricerca di Walker non potè essere inserita nei programmi osservativi che due mesi più tardi.
Challis_Account p.421 ➤ Il 29 settembre lessi per la prima volta la comunicazione fatta da M. Le Verrier all’Accademia delle Scienze di Parigi il 31 agosto, in cui raccomandava espressamente di tentare di individuare il pianeta tramite l’apparizione di un disco. Il signor Adams aveva scoperto, attraverso le sue ricerche, che la massa era circa tre volte quella di Urano, e da questo risultato aveva dedotto che la sua luminosità non sarebbe stata inferiore a quella di una stella di nona magnitudine. Questa conclusione mi fu comunicata durante una conversazione perché mi guidasse nella mia ricerca. Continuai, tuttavia, come avevo iniziato, a includere stelle di undicesima magnitudine.
La generale concordanza dei risultati di M. Le Verrier riguardo alla massa e all’orbita del pianeta sconosciuto con quelli di M. Adams, a me già noti, ispirò una rinnovata fiducia nelle deduzioni teoriche e mi indusse a modificare il mio piano operativo. La sera del 29 settembre, percorsi una considerevole ampiezza in declinazione, entro i limiti di longitudine segnati da M. Le Verrier, decidendo, se possibile, di includere anche il pianeta. La notte fu buona; osservai senza interruzione per tre ore e mezza e registrai le posizioni di quasi 300 stelle, prestando particolare attenzione all’aspetto fisico delle stelle più luminose. Solo una attirò la mia attenzione, per cui dissi al mio assistente di annotare: “Sembra avere un disco”. La notte successiva non furono effettuate osservazioni, a causa della luna che ostacolava il mio cammino; e il 1° ottobre ricevetti la notizia della scoperta fatta dal Dottor Galle il 23 settembre. Così i miei lavori giunsero al termine. Il numero totale di posizioni che ho registrato è superiore a 3000; sono contenute solo in una piccola porzione dello spazio che si intende esplorare e si riferiscono per la maggior parte a stelle di piccolissima magnitudine. Avevo preparato la mappatura delle posizioni delle stelle, ma al momento ritengo che non valga la pena riprendere questo lavoro. Mi resta ora da menzionare alcuni risultati deducibili dalle osservazioni.
p.423 ➤ Dopo aver ricevuto il resoconto della scoperta del Dr. Galle, mi resi presto conto che la stella che aveva attirato la mia attenzione il 29 settembre era il pianeta. La sua posizione, dedotta da una stella nota presa nella stessa serie, ovvero B. A. C. 7599, era la seguente: *** Questa posizione non è indicata come avente alcuna pretesa di accuratezza, ma come una verifica, dotata di un certo interesse storico, della notevole previsione di M. Le Verrier secondo cui il pianeta era rilevabile con buoni telescopi grazie al suo aspetto fisico. Esaminando le mie prime osservazioni, ebbi il grande dispiacere di scoprire che, se avessi completato il confronto tra le osservazioni del 30 luglio e del 12 agosto, avrei scoperto il pianeta e mi sarei risparmiato ogni ulteriore fatica. Al primo esame, scoprii che ogni stella, fino alla numero 39 della serie presa il 12 agosto con telescopio fisso, era nella serie presa il 30 luglio con telescopio in movimento. Se fossi andato al numero 49, avrei scoperto che mancava una stella di ottava magnitudine in quest’ultima serie. Secondo il principio della ricerca, non poteva trattarsi di altro che di un pianeta: era entrato nella zona nell’intervallo tra il 30 luglio e il 12 agosto. L’unica ragione che ora posso addurre per non aver proseguito il confronto è che le osservazioni furono interrotte al numero 39 da una nube, l’orologio fu messo in moto e una linea di separazione fu tracciata sul taccuino. Proseguii fino a questa linea e non oltre. Dopo aver dedotto la posizione del 12 agosto, mi resi conto di averne registrata un’altra il 4 agosto; in quel giorno, come si ricorderà, le stelle prese dovevano essere punti di riferimento per altre osservazioni. Per essere completamente sicuro di questa seconda posizione, ho poi puntato il telescopio verso quel punto del cielo e ho scoperto che ora non si vede alcuna stella. Da quanto precede, sembrerà che fosse sufficiente procedere di poco nella mappatura delle posizioni registrate delle stelle per individuare il pianeta. Ho rimandato l’operazione, in parte perché ero impegnato con le riduzioni delle comete, e in parte per l’impressione fissa che fosse necessaria una lunga ricerca per garantire il successo. Confesso che, nell’intera impresa, ho avuto troppa poca fiducia nelle indicazioni della teoria, sebbene forse non meno di quanto la maggior parte degli astronomi avrebbe potuto avere nelle stesse circostanze. Poiché le posizioni del pianeta il 4 e il 12 agosto sono le più antiche registrate, per quanto finora noto, ho ritenuto utile riportarle con la massima accuratezza consentita dalla natura delle osservazioni. Attualmente hanno un valore che perderanno quando osservazioni accurate saranno state protratte per un periodo più lungo. Propongo, pertanto, di riportare le posizioni risultanti dai confronti con tutte le stelle note prese nella stessa serie, e di considerare la media dei risultati come la migliore determinazione possibile nel caso specifico.
Alla fine della memoria, Challis diede delle informazioni molto interessanti.
Challis_Account p.426 ➤ Poiché le posizioni sopra menzionate sembravano degni di fiducia, il signor Adams li ha utilizzati, insieme alle recenti osservazioni che si estendevano fino al 13 ottobre, per approssimare alcuni elementi dell’orbita del pianeta. I seguenti sono gli unici risultati che i dati hanno permesso di ottenere con un certo grado di certezza: **** L’uso immediato che abbiamo fatto di questi risultati è stato quello di cercare osservazioni incidentali del pianeta nei cataloghi di stelle esistenti. La ricerca finora non ha avuto successo. La probabile posizione del pianeta alla data dall’Histoire Céleste è ora troppo vicina al sole per consentire di accertare, tramite osservazione diretta, se un luogo sia registrato in quel catalogo.
Adams scoprì che il semiasse maggiore dell’orbita era solo 30 UA, per cui la previsione era riuscita solo per la posizione apparente! Inoltre, lui e Challis intuirono che il nuovo pianeta era stato registrato da Lalande, fatto confermato nel 1847.
Da Special Report:
{B-0120.01_.1896} p. l ➤ Questo confronto dell’osservazione con la teoria implicava la determinazione di tutte le quantità incognite del problema, sia le correzioni degli elementi di Urano che gli elementi del corpo perturbatore. La piccolezza degli errori residui provò che la nuova teoria era adeguata alla spiegazione delle anomalie osservate nel moto di Urano, e che come l’errore della longitudine era corretto per un periodo di almeno 130 anni, l’errore del raggio vettore era ugualmente corretto. Siccome i calcoli riposavano su una assunzione, fatta secondo la legge di Bode, che la distanza media del pianeta perturbatore fosse doppia di quella di Urano, senza la verifica numerica sopra menzionata, non si avrebbe avuta alcuna prova che il problema fosse risolto o che gli elementi del pianeta supposto non fossero che dei semplici risultati speculativi. La prima prova della soluzione completa di un problema inverso delle perturbazioni deve essere datata a partire dall’ottobre 1845.
Anche se il confronto della teoria con le osservazioni provò sinteticamente che la distanza assunta non era molto distante dalla verità, fu ancora desiderabile tentare l’effetto di una alterazione della distanza media. Mr. Adams quindi ritornò sui calcoli di prima, assumendo una distanza un po’ inferiore del doppio di quella di Urano, ed ottenne risultati che indicavano una migliore concordanza della teoria con le osservazioni, e lo condusse alla conclusione, che in seguito è stata confermata dall’osservazione, che la distanza avrebbe dovuto essere ulteriormente diminuita. Questa seconda soluzione presa insieme alla prima si può considerare sollevare la questione di ogni tipo di assunzione. I nuovi elementi del corpo perturbatore, e i risultati della comparazione delle longitudine medie osservate e teoriche di Urano, furono comunicate all’Astronomo reale all’inizio di settembre 1846.
Queste furono accompagnate dai valori numerici degli errori del raggio vettore, che l’Astronomo Reale aveva richiesto, dopo la ricezione della prima soluzione, se l’errore del raggio vettore, conosciuto dall’osservazione, venica spiegato da questa teoria. Sarebbe sbagliato dedurre che Mr. Adams non era preparato a rispondere a questa domanda che dopo che ebbe realizzato la seconda soluzione. Errori del aggio vettore erano facilmente deducibili dalla prima soluzione come dall’altra.
Adams non rispose alle domande di Airy sul raggio vettore non perché le considerava banali, come disse per togliersi d’impaccio, al contrario. Sampson ha catalogato molte pagine di calcoli.
Solo il 18 novembre 1846 Adams spiegò ad Airy quello che pensava:
Per cui, trovai che se io semplicemente correggevo gli elementi ellittici, tanto da soddisfare le osservazioni moderne il più possibile, senza prendere in conto nessun’altra perturbazione addizionale, il corrispondente accrescimento del raggio vettore sarebbe stato non molto differente da quello dato dalla mia reale teoria. Quindi fu questo che mi impedì di scrivervi finché non avessi trovato il tempo di tracciare un resoconto del metodo impiegato per ottenere i risultati che vi avevo comunicato. Più di una volta cominciai a scrivere su questo oggetto, ma sfortunatamente non perseverai. Io ero anche molto addolorato di non esser stato in grado di vedervi quando passai al Royal Observatory per la seconda volta, io sento che l’intera faccenda sarebbe stata meglio spiegata in mezz’ora di conversazione che con varie lettere, nel scrivere ho sempre sofferto di una strana difficoltà. Io nutrii, sin da subito, la più forte convinzione che le anomalie osservate fossero dovute all’azione di un pianeta esterno; nessun’altra ipotesi mi appariva possedere il minimo diritto di attenzione.
Dell’accuratezza dei miei calcoli ero del tutto sicuro, per la cura con la quale erano stati fatti, ed il numero di volte in cui li avevo esaminati. L’unico punto che sembrava ammettere qualche dubbio era l’assunzione della distanza media, e subito procedetti a correggerla. Non mi potevo aspettare tuttavia che astronomi pratici, che erano già pienamente occupati con lavori importanti, potessero provare molta fiducia sui risultati delle mie investigazioni come facevo io; e quindi io tenni i nostri strumenti in ordine, con l’esplicito scopo, se nessun altro prendesse in mano la cosa, di intraprendere le ricerca del pianeta io stesso, con i piccoli mezzi messi a disposizione dal nostro osservatorio al St. John.
Ho parlato della sconcertante questione riguardante la compilazione dell’effemeride usata da Challis. Il problema è che i diari e i manoscritti originali di Adams, che dovrebbero fornire la documentazione oggettiva sullo svolgersi suoi calcoli, sono molto frammentari. Non si sa che fine abbiano fatte le pagine mancanti; c’è chi insinua che allo stesso Adams abbia fatto comodo che non passassero alla storia, perchè contraddicevano la versione dei fatti data in seguito. Esiste solo una porzione del diario con una successione continua di pagine, e si riferisce a parte del marzo 1846. In essa non si trova alcun riferimento, diretto o indiretto, alla grande impresa che sarebbe stata compiuta cinque mesi prima: la soluzione completa, con elementi ellittici, del problema del pianeta perturbatore. I manoscritti diponibili, relativi all’autunno del 1845, contraddicono la sicurezza manifestata da Adams nei confronti della domanda sulla correzione del raggio vettore: “mi era sembrata banale”. Al contrario, il 18 settembre Adams ottenne una stima del moto medio del pianeta perturbatore, e in novembre e dicembre 1845 studiò estesamente le formule del raggio vettore, ma senza completare l’opera. Abbiamo poi una lacuna di otto mesi nei documenti; il 20 agosto 1846 si ha traccia di quella che poi sarebbe stata chiamata Ipotesi II, ma solo il 1° settembre 1846, finalmente, Adams riuscì a dare la risposta al quesito di Airy: calcolò delle variazioni dei raggi vettori che concordano molto bene con quelle pubblicate nel 1838 dall’Astronomo Reale. Avendo preso fiducia del suo risultato, il 2 settembre 1846 scrisse ad Airy una lettera introducente lo schema delle due Ipotesi, che poi sarebbe stato pubblicato:
{A-0009.0016_.0000.18470000-0385_0414} p.405 ➤ | Kollerstrom ➤ Nell’investigazione, i cui risultati vi ho comunicato lo scorso ottobre, la distanza media del supposto pianeta perturbatore è assunta essere il doppio di quella di Urano. Qualche assunzione è necessaria all’inizio, e la legge di Bode rende probabile che la distanza di cui sopra non sia molto lontana dalla verità: ma l’investigazione può essere scarsamente considerata soddisfacente mentre è basata su qualcosa d’arbitrario; e quindi determinai di ripetere il calcolo, facendo una differente ipotesi sulla distanza media. Anche l’eccentricità risultava dai miei primi calcoli notevolmente troppo grande per essere probabile; e trovai che, anche se l’accordo fra teoria e osservazione continuava in modo molto soddisfacente fino al 1840, la differenza negli anni successivi diventava molto sensibile, e sperai che questi errori, così come l’eccentricità, potessero essere diminuiti prendendo una differente distanza media.
Per non fare un cambiamento troppo violento, assunsi che questa distanza fosse inferiore del valore assunto di 1/30 del totale. Il risultato è molto sodisfacente, e appare mostrare che, diminuendo ulteriormente la distanza, l’accordo fra la teoria e le prime osservazioni possa essere reso completo, e l’eccentricità ridotta allo stesso tempo ad una quantità molto piccola. La massa e gli elementi del pianeta supposto, che risultano dalle due ipotesi, sono come segue: ****** Confrontando questi errori, si può dedurre che l’accordo di teoria e osservazione, potrebbe essere reso molto stretto assumendo a/a’=0.57, e la corrispondente longitudine media al 1° ottobre 1846 sarebbe circa 315°20′, che io sono incline a pensare non lontana dal vero… Sto pensando di tracciare un breve resoconto della mia investigazione da presentare alla British Association.
Siccome Airy era assente (a Wiesbaden dal 10 agosto) gli rispose il vice Robert Main, al quale Adams il 7 settembre comunicò: Spero da domani di ottenere i valori approssimati dell’inclinazione e della longitudine del nodo.
In “Account…” Airy fece il confronto con la soluzione di Adams:
{A-0009.0016_.0000.18470000-0385_0414} p.409 ➤
È interessante confrontare questi elementi con quelli ottenuti da Mr. Adams. La differenza fra ciascuno di questi e i corrispondenti elementi ottenuti da Mr. Adams nella sua seconda ipotesi è, in ogni caso, di quel tipo che corrisponde all’ulteriore cambiamento della distanza media assunta raccomandata da Mr. Adams. La concordanza con le osservazioni non appare essere migliore di quella ottenuta dagli elementi di Mr. Adams, con l’eccezione della prima osservazione di Flamsteed del 1690, per la quale (contrariamente all’aspettativa di Mr. Adams) la discordanza è considerevolmente diminuita.
Quando Adams ottenne la sua soluzione, ovviamente non sapeva nulla di quella di Leverrier, che l’aveva letta davanti all’Académie solo qualche giorno prima. Secondo Airy in “Account”, la memoria di Leverrier non fu disponibile in Inghilterra prima della terza o quarta settimana di settembre, cioè poco prima della scoperta di Nettuno (23 settembre). Come aveva preannunciato ad Airy, Adams si recò a Southampton, dove erano in corso gli incontri della British Association for the Advancement of Science dal 10 settembre (sarebbero durati una settimana). Lì giunto il martedì 15 settembre, rimase costernato nel constatare che la Sezione A (Matematica e Scienze Fisiche) aveva terminato le sue sessioni il giorno precedente: era giunto troppo tardi. Perlomeno, questo è quello che raccontò Adams ad Airy (18 novembre 1846) ➤. Non esistono documenti né testimonianze che dimostrino che egli si fosse registrato per pronunciare un intervento, e non ci sono arrivati manoscritti di tale intervento.
Il 26-11-1846 Adams scrisse al prof. James Thomson:
Adams_Scientific_P p. xxxi ➤ Considerando l’argomento, mi sembrò che l’ipotesi di gran lunga più probabile che si potesse formulare per spiegare queste irregolarità fosse quella dell’esistenza di un pianeta esterno non ancora scoperto, la cui azione su Urano producesse le perturbazioni in questione. Nessuna delle altre ipotesi avanzate sembrava meritare la minima attenzione, poiché erano tutte improbabili di per sé e incapaci di essere verificate da alcun calcolo esatto. Alcuni avevano persino supposto che, alla grande distanza di Urano dal Sole, la legge di attrazione diventasse diversa da quella dell’inverso del quadrato della distanza, ma la legge di gravitazione era troppo saldamente consolidata perché ciò potesse essere ammesso finché ogni altra ipotesi non avesse fallito nel spiegare le irregolarità osservate; ed ero convinto che in questo, come in tutti i precedenti casi del genere, le discrepanze che per un certo periodo avevano gettato dubbi sulla verità della legge avrebbero infine fornito la più lampante conferma. Contrariamente a tutte queste vaghe ipotesi, l’ipotesi che le irregolarità fossero causate dall’azione di un pianeta sconosciuto sembrava essere pienamente in accordo con lo stato attuale delle nostre conoscenze, poteva essere verificata tramite calcoli e avrebbe probabilmente portato a importanti risultati pratici, vale a dire la determinazione approssimativa della posizione del corpo perturbatore.