Le Verrier, vedendo che nessuno si attivava a compiere la ricerca, verso la metà di settembre 1846 divenne impaziente. Neppure Arago, che pure era stato l’istigatore del suo lungo e duro lavoro, si era rivelato disponibile per eseguire la ricerca del nuovo pianeta: aveva suggerito di rivolgersi ad Encke, direttore dell’Osservatorio di Berlino.
Johann Gottfried Galle aveva presentato come tesi di laurea un’analisi e le riduzioni delle poche osservazioni che ancora rimanevano dell’astronomo danese Ole Rømer. L’opera comprendeva una descrizione degli strumenti e delle tecniche di Rømer, le posizioni ridotte di 88 stelle, confrontate con quelle osservate da Bradley e Piazzi e tre osservazioni del Sole, della Luna e dei pianeti, fatta eccezione di Saturno. Quando la dissertazione “Olai Roemeri Triduum observationum astronomicarum” {B-0623.00.1845} ➤ fu pubblicata a Berlino nel 1845, Galle ne inviò una copia a Leverrier, il quale un anno dopo, ricordandosi del fatto, intravide la possibilità di promuovere la ricerca dell’ipotetico pianeta. Il 18 settembre 1846 Leverrier scrisse a Galle una lettera molto importante, che fu pubblicata per la prima volta dal Professor Scheiner di Potsdam nella rivista Himmel und Erde:
{B-0113.00_.1911} ➤ |{A-0075.0071_.0004.19110210-0255_0287} ➤ Signore, Ho letto con molto interesse e attenzione la riduzione delle osservazioni di Roemer, di cui mi avete inviato gentilmente un esemplare. La perfetta lucidità delle vostre spiegazioni, il completo rigore dei risultati che voi ci date, sono al livello di quello che dobbiamo attenderci da un così abile astronomo. Più tardi, Signore, vi domanderò il permesso di ritornare su vari punti che mi hanno interessato, e in particolare sulle osservazioni di Mercurio che vi sono contenute. Oggi io vorrei ottenere dall’infaticabile osservatore che volesse consacrare alcuni istanti all’esame di una regione del cielo, dove può restare un pianeta da scoprire. È la teoria di Urano che mi ha condotto a questo risultato. Apparirà un estratto delle mie ricerche in Astronomische Nachrichten. Avrei dunque potuto, Signore, dispensarmi dallo scrivervi, se non avessi avuto da assolvere il debito di ringraziarvi per l’interessante opera che mi avete inviato.
Vedrete, Signore, che dimostro che non si può soddisfare alle osservazioni di Urano che introducendo l’azione di un nuovo pianeta, finora sconosciuto; e quello che è più notevole, non c’è nell’eclittica che una sola posizione che possa essere attribuita a questo pianeta perturbatore. Ecco gli elementi dell’orbita che io assegno a questo astro:semiasse dell’orbita ……………………………………………… 36.154
durata della rivoluzione solare …………………………….. 217.387 anni
eccentricità …………………………………………………..……… 0.10761
longitudine del perielio ………………………………………… 284°45′
longitudine media al 1° gennaio 1847 ……….………… 318°47′
massa …………………………………………………………………..1/9300
longitudine eliocentrica vera al 1° gennaio 1847 …. 326°32′
distanza dal Sole ………………………………………………… 33.06La posizione attuale di questo astro mostra che siamo attualmente, e che saremo ancora, per diversi mesi, nelle condizioni favorevoli per scoprirlo. D’altronde, la grandezza della sua massa permette di concludere che la grandezza del suo diametro apparente è più di 3″ sessagesimali. Questo diametro è proprio di natura di essere distinto, nei buoni cannocchiali, dal diametro fittizio che le diverse aberrazioni danno alle stelle. Ricevete, Signore, l’assicurazione della alta considerazione del vostro devoto servitore,
U.J. Le Verrier
Vogliate fare accettare a Mr. Encke, benché non abbia l’onore di essere conosciuto da lui, l’omaggio del mio profondo rispetto.
Ricordo alcune fonti:
J.G.Galle a U.J.J. Leverrier, 25-09-1846 {L-00267} I04168 I07105 D18460925, {B-0113.00_.1911} p. 19 ➤ | {A-0010.1849_.0000.18461100-0001_0254} p. 252 ➤
J.F. Encke a H.Schumacher, 26-09-1846 {A-0073.0025_.0580.18461012-0049_0052} p. 46 ➤
B. von Lindenau, “Beitrag zur Geschichte der Neptuns Entdeckung”, Ergänzungsheft zu den Astronomischen Nachrichten, Nr. 674, 1849, p. 1 ➤
J.G.Galle, “Ein Nachtrag zu den in Band 25 und dem Ergänzungshefte von 1849 Astron. Nachrichten enthaltenen Berichten über die erste Auffindung des Planeten Neptun”, Astronomische Nachrichten, 89. N. 2134. p. 349-352 {A-0073.0089_.2134.18770605-0349_0352} ➤
J.G.Galle, “Einige nachträlige ergänzende Bemerkungen in betreff der Auffindung des Planeten Neptun und der Beobachtungen des dunkel Saturnsringes in den Jahren 1838 u. 1839”, Astronomische Nachrichten, 101. N. 2414. p. 219-222 {A-0073.0101_.2414.18820204-0219_0222} ➤
J.L.E. Dreyer, “Historical note concerning the discovery of Neptune”, Copernicus, 2, p. 64 {A-0021.0002_.0000.18820000-0063_0064} ➤
J. G. Galle, “Ueber die erste auffindung des planeten Neptun”, Copernicus, 2, p. 96 {A-0021.0002_.0000.18820000-0096_0097} ➤
Ci sono delle fonti che attribuiscono delle frasi ai protagonisti, senza citare la fonte: Encke: facciamo un favore ai signori di Parigi. Galle: Mio Dio nei cieli, questo è un grosso oggetto! D’arrest: È lui! È il pianeta, con un disco rotondo, luminoso e magnifico come quello di Giove. Prendo le distanze da queste notizie. Preferisco citare da fonti note.
{L-00267} I04168 I07105 D18460925 – J.G.Galle a U.J.J. Leverrier, Berlino, 25-09-1846. Signore, il pianeta, del quale voi avete segnalato la posizione, esiste realmente. Lo stesso giorno in cui ho ricevuto la vostra lettera, ho trovato una stella di ottava grandezza che non era inscritta nell’eccellente Carta Hora XXI (disegnata dal Dr. Bremiker) della collezione delle Carte Celesti pubblicate dall’Accademia Reale di Berlino. L’osservazione del giorno seguente decise che era il pianeta cercato. Encke ed io l’abbiamo comparato con il grande cannocchiale di Fraunhofer con una stella di nona grandezza (a) Bessel zona 119 **** Il diametro mi è sembrato essere circa 3″, quindi ci si può fidare di esso solo in circostanze atmosferiche molto favorevoli, ed è principalmente la carta che ha facilitato la ricerca. Forse questo pianeta sarà degno di essere chiamato Janus, la divinità più antica dei romani; inoltre la doppia faccia è significante della sua posizione alle frontiere del sistema solare.
{A-0073.0025_.0580.18461012-0049_0052} p. 46 ➤ Ieri non è arrivata posta ad Amburgo e quindi non ho potuto comunicarvi la scoperta del pianeta di Le Verrier. Quindi oggi posso darvi qualcosa in più. Nei Comptes Rendus del 31 agosto 1846, il signor Le Verrier aveva fornito i seguenti elementi, dedotti dalle deviazioni di Urano dalla sua orbita calcolate con le masse note. **** In una lettera pervenutaci il 23 settembre, il signor Le Verrier ha chiesto al dottor Galle di prestare particolare attenzione alla sua ricerca, guidato dall’ipotesi espressa nella sua tesi secondo cui il pianeta sarebbe stato riconoscibile da un disco. Quella stessa sera, il signor Galle confrontò l’eccellente mappa del dottor Bremiker (Hora XXI delle mappe stellari accademiche) con il cielo e quasi immediatamente si accorse di una stella di ottava magnitudine, molto vicina al luogo individuato dal signor Le Verrier, che mancava sulla mappa. **** Aspettammo fino alla sera successiva. Il meteo fu problematico, poiché la copertura nuvolosa interruppe le osservazioni. Fu stabilito solo il movimento interamente nello spirito degli elementi di Le Verrier. *** Abbiamo misurato un disco con un micrometro a fili illuminati e ingrandimento 320 volte. Io ho trovato 2″9, il signor Galle 2″7. Quando in seguito abbiamo ripreso l’immagine in campo luminoso, ho misurato che il pianeta era più grande di 3″2. Il signor Galle lo ha misurato notevolmente più piccolo, 2″2. Ma nel frattempo l’aria era diventata molto meno favorevole, per cui le misurazioni precedenti potevano essere considerate più attendibili. Penso che il diametro sarà di 2”5 o poco più, non 3”0. Anche qui il sospetto del signor le Verrier, da lui ritenuto attendibile a 3″3, è stato pienamente confermato. Sarebbe superfluo aggiungere altro. Questa è la più brillante di tutte le scoperte planetarie, perché indagini puramente teoriche hanno permesso al signor Le Verrier di prevedere l’esistenza e l’ubicazione di un nuovo pianeta. Vorrei aggiungere che la scoperta è stata possibile così rapidamente solo grazie all’eccellente mappa stellare accademica di Bremiker.
{A-0073.0089_.2134.18770605-0349_0352} p. 351 ➤ Ricevetti questa lettera [di Leverrier] la mattina del 23 settembre e la condivisi con Encke, il quale acconsentì alla ricerca, poiché la lettera del signor Le Verrier imponeva a me un certo obbligo morale di indagare sul punto in questione, mentre lui aveva precedentemente espresso i suoi dubbi e il suo rifiuto della questione, che era già divenuta nota altrove. Ciò accadde a Berlino, all’epoca in cui d’Arrest aveva iniziato i suoi studi lì alcuni anni prima e aveva intrapreso la carriera astronomica, senza però essere impiegato presso l’osservatorio di cui ero l’unico assistente. Per poter partecipare più facilmente e più spesso al lavoro pratico, d’Arrest si era sistemato in una soffitta della dependance che fungeva da casa del custode. Quando lo informai dell’arrivo della lettera di Le Verrier, espresse il desiderio di poter partecipare alla ricerca del pianeta quella sera, desiderio che, come era prevedibile, fu volentieri esaudito. La sera del 23 settembre le condizioni meteorologiche erano perfettamente favorevoli e non furono fatti particolari preparativi per l’osservazione, poiché inizialmente il diametro sembrava adatto a rilevare un possibile pianeta. Poiché, tuttavia, non si poteva ottenere alcuna certezza in questo modo, data la dimensione effettiva della stella, che superava di poco i 2″, dovemmo pensare di procurarci una mappa stellare. A questo scopo, oltre all’atlante di Harding, erano disponibili solo le mappe stellari accademiche di Berlino, molto incomplete, che attendevano da tempo di essere completate. Sebbene queste non mi fossero affatto estranee e si fossero già rivelate utili l’anno prima nella scoperta di Astraea, che era stata anch’essa registrata per la prima volta a Berlino, non pensai subito di procurarmele, e fu d’Arrest il primo a sollevare la questione se non fosse possibile guardare tra le mappe stellari accademiche per vedere se la posizione in questione fosse forse già inclusa. Per questo motivo, andammo nell’anticamera di Encke, dove queste mappe stellari giacevano una sopra l’altra in uno stato molto disordinato in un cassetto che mi era ben noto, e in effetti, una copia della mappa stellare di Bremiker h. XXL, che, come notato nei resoconti dell’epoca, era stata completata a Berlino solo non molto tempo prima e non era ancora stato distribuito nelle librerie. Ritornando con questa mappa al rifrattore, trovai, non subito dopo averla guardata (come affermato nel resoconto da correggere), ma subito dopo alcuni confronti, la stella in questione, di magnitudine 8, la cui assenza sulla mappa sembrava troppo notevole per non tentare almeno di osservarla, a cui Encke, che ne era stato informato insieme a tutti i dettagli, prese parte quella stessa notte. Le osservazioni proseguirono fino al mattino, ma nonostante il loro gran numero non fu possibile confermare con certezza il movimento, anche se da esso sembrava emergere una debole traccia di spostamento nel senso desiderato. Abbiamo dovuto attendere con grande trepidazione fino alla sera del 24 settembre, quando le condizioni meteorologiche erano favorevoli per ulteriori indagini e quando l’esistenza del pianeta era ormai indubbiamente accertata.
{A-0073.0101_.2414.18820204-0219_0222} ➤ Nel volume 89 p.349 dell’Astr. Nach. oltre all’aggiunta alle precedenti notizie sulla scoperta del pianeta Nettuno, vorrei permettermi di aggiungere una spiegazione un po’ più ampia su un singolo punto e di apportare una correzione corrispondente ad alcune pubblicazioni. Questa correzione non è importante quanto quella di allora, ma riguarda una piccola imprecisione che si ripete spesso, ma che spesso è causata solo da una versione un po’ abbreviata e quindi non ha alcuna importanza. Si riferisce al momento della pubblicazione della carta stellare accademica Hora XXI, utilizzata nella ricerca del pianeta. Di questa mappa, tuttavia, si può dire che era stata completata non molto tempo prima e non era ancora stata pubblicata, ma questo non deve essere inteso nel senso che fosse appena stata terminata, come spesso si dice. Come si può leggere nella prefazione di Encke alle opere cartografiche accademiche berlinesi S.X e XI, completate nel 1859, la Hora XXI fu pubblicata già il 9 dicembre. Fu presentato all’Accademia nel 1844 e subito inciso. Il 12 giugno 1845 il signor v. Boguslawski di Breslavia lavorò alla Hora XI, la cui incisione fu completata dopo circa sei mesi, all’inizio del 1846. Presumibilmente (non lo ricordo di certo, anche se ho dovuto prendere parte alle correzioni di diverse mappe stellari accademiche), la Hora XXI di Bremiker fu quindi completata già prima della fine del 1845, cioè un anno prima della scoperta di Nettuno, poiché anche il catalogo stellare corrispondente riporta l’anno 1845. Tuttavia, nel 1845 la mappa non era ancora stata pubblicata e spedita, poiché Encke, per semplificare le numerose transazioni commerciali connesse a queste mappe e in vista del suo gran numero di altri impegni, aveva stabilito come regola, di solito, anche se non senza eccezioni, di attendere il completamento di due o più mappe e poi di inviarle insieme. Non c’era alcun interesse ad accelerare i lavori, poiché queste mappe erano generalmente poco o per niente utilizzate a quel tempo, né a Berlino né altrove, e così Encke colse volentieri l’occasione, quando Hencke scoprì l’Astrea, a cui l’Hora IV di Knorre aveva dato un contributo significativo, per riportare alla mente quelle mappe. Nel caso di specie si trattava dell’Hora XI di Herm v. Boguslawski, a cui si riferiva in relazione all’invio di. Hora XXI è stata mantenuta. Tuttavia, poiché il completamento di questa Hora XI avvenne solo dopo diversi anni (a causa di successivi miglioramenti che il Sig. v.B. desiderava apportare), la Hora XXI fu infine inviata da sola nel novembre 1846.
{A-0021.0002_.0000.18820000-0063_0064} ➤ La notte del 14 giugno 1874, mentre stavamo osservando la cometa Coggia insieme, ricordai al professor d’Arrest, che una volta disse durante una sua lettura, che egli era presente alla scoperta di Nettuno, e “poteva dire che non sarebbe stato scoperto senza di lui”. Allora lui mi disse (e io lo scrissi il giorno dopo) come egli aveva suggerito l’uso della mappa di Bremiker (come fu affermato per la prima volta dal Dr. Bremiker nel 1877) e continuò: Allora ritornammo nella cupola, dove c’era una specie di tavolo, in cui mi posi con la mappa, mentre Galle, guardando attraverso il rifrattore, descriveva la configurazioni delle stelle che vedeva. Io le seguii sulla mappa una ad una, finché egli disse: e ora c’è una stella di ottava magnitudine in una tale posizione, al che io esclamai immediatamente: questa stella non c’è nella mappa!
{A-0021.0002_.0000.18820000-0096_0097} ➤ Subito dopo aver ricevuto questa lettera [di Leverrier], la mostrai a Encke, che in precedenza era stato molto riluttante a prendere in considerazione questa questione, ma che ora era d’accordo, lasciando però a me solo l’esecuzione di questa richiesta, che era stata indirizzata a me personalmente. Nel frattempo, d’Arrest, venuto a conoscenza di ciò, espresse il desiderio di poter prendere parte all’osservazione. Sebbene non fosse mia intenzione affidare questa ricerca e la possibilità di un successo nei punti essenziali a un altro osservatore, tali pensieri erano lontani dalla mia mente e mi sarebbe sembrato poco gentile rifiutare in qualsiasi modo la richiesta di questo giovane e desideroso astronomo, quindi accettai volentieri di assecondarlo. Mi aiutò quindi a scrivere, a controllare la mappa e forse anche in altre operazioni che ormai non ricordo più nei dettagli: operazioni che però, non essendo necessario spiegare nei dettagli, avrei potuto svolgere io stesso senza perdere molto tempo e che quindi meritano di essere ringraziate personalmente, ma che di fatto sono irrilevanti. D’altro canto, ho sempre considerato il tempestivo promemoria di d’Arrest delle mappe accademiche come un prezioso contributo per un’esplorazione più rapida del pianeta, anche se le opinioni possono e potrebbero differire sulla misura in cui fosse in definitiva essenziale e necessario per me ricordare le mappe accademiche.
Ho trovato questo riassunto dei fatti: il 23-09-1846 fu misurata una longitudine geocentrica 325°52’45” (secondo Leverrier 324°58′, 55′ di differenza). Il calcolo dava per il 1° gennaio 1847 una longitudine eliocentrica di 327°24′, mentre l’osservazione diede 326°32′. Il moto osservato era di 3″ all’ora e retrogrado; Leverrier aveva previsto un moto di 68″.7 al giorno, cioè 2″.86 all’ora. Il diametro apparente era meno di 3″; (3″.3 la stima di Leverrier). Encke scrisse a Leverrier il 28-09-1846:
{B-0113.00_.1911} p. 20 ➤ Permettetemi, signore, di congratularvi nel modo più sincero della brillante scoperta di cui avete arricchito l’astronomia. Il vostro nome sarà per sempre legato alla più grande prova della giustezza dell’attrazione universale che si possa immaginare, e credo che queste poche parole contengano tutto quello che l’ambizione di uno studioso possa desiderare. Sarebbe superfluo aggiungere altro. Oso ammettere che senza la lettera che voi avete gentilmente voluto indirizzare a Galle, la ricerca non sarebbe ancora stata fatta a Berlino. Leggendo con molto interesse la vostra Memoria (Comptes Rendus, 31 agosto) credevo tuttavia di potere attendere fino a quando non fossero stati pubblicati maggiori dettagli; l’ho avuta circa 8 giorni prima del 23 settembre, e avrei sicuramente subito iniziato la ricerca, se la convinzione che della necessità che un pianeta dovesse esistere fosse stata abbastanza forte … Tuttavia la vostra lettera che invitava specialmente Galle ad occuparsi di questa ricerca, non era del tutto necessaria di esortarlo a occuparsene… C’è stata molta fortuna nella nostra ricerca: la carta accademica di M. Bremiker, che, forse, non è ancora arrivata a Parigi, ma che farò spedire subito, comprende precisamente, vicino al suo limite inferiore, la posizione che voi avete designato. Senza questa circostanza infinitamente favorevole, senza una carta dove si potesse esser sicuri di trovare tutte le stelle fisse fino alla decima grandezza, non credo che si sarebbe trovato il pianeta. Vedrete voi stesso, osservando questo astro, che il diametro è assai troppo debole per attirare l’attenzione, anche quando lo si esamini con un ingrandimento abbastanza forte. Vi sono dunque personalmente obbligato di aver dimostrato il prezzo che una tale carta può avere nelle ricerche scientifiche…. I vostri elementi non differiscono, per il 23.5 settembre, che di 54’7 in longitudine; il moto retrogrado è un po’ più forte secondo le osservazioni (73″8) che secondo i vostri elementi (67″7) se il mio calcolo è giusto. Dunque è possibile che il pianeta non sia del tutto distante come avete supposto, ma la differenza è estremamente piccola … Ho creduto di dover cogliere questa occasione per testimoniarvi la mia ammirazione per il vostro lavoro e per pregarvi di pubblicare un po’ più di dettagli, ciò che potrà essere del più grande interesse per l’avvenire … Vi ringrazio con la massima sincerità della della confidenza che avete avuto nei talenti di Galle, di cui io faccio il massimo conto, e vi prego di essere certo che se l’Osservatorio di Berlino potrà esservi utile in una ricerca, Galle ed io coglieremo prontamente questa occasione per testimoniarvi la nostra gratitudine.
Nello stesso giorno, anche H. Scumacher, editore di Astronomische nachrichten, scrisse a Leverrier da Altona:
{B-0113.00_.1911} p. 22 ➤ Mio illustre Amico, Benchè voi siate già istruito da Encke che il vostro pianeta è stato trovato quasi precisamente nella posizione e sotto le circostanze che voi avete predette (il diametro stesso è di 3″), non posso resistere all’inclinazione del mio cuore di trasmettervi immediatamente le mie felicitazioni più sincere sulla vostra brillante scoperta. È il più nobile trionfo della teoria che io conosca. Presto saprete di più della mia parte.
Il 5 ottobre 1846, alla seduta dell’Académie des Sciences, Leverrier lesse la sua quinta memoria sul nuovo pianeta (in cui cercava di stimarne la posizione dell’orbita) e alla fine commentò la recente notizia della scoperta, mostrando che la longitudine eliocentrica reale era di soli 52′ superiore a quella da che si ricavava dalla sua orbita.
Comptes Rendus 23, {A-0080.0023_.0014.18461005-0657_0659} p. 659 ➤ Così la posizione era stata prevista a meno di un grado. Si troverà questo errore molto piccolo, se si riflette sulla piccolezza delle perturbazioni dalle quali si era conclusa la posizione dell’astro. Questo successo ci deve lasciare sperare, che dopo 30 o 40 anni di osservazioni del nuovo pianeta, si protrà impiegarle, a loro volta, per la scoperta di quello che segue, nell’ordine delle distanze dal Sole. Così di seguito: si cade sfortunatamente ben presto su degli astri invisibili, a causa della loro immensa distanza dal Sole, ma le cui orbite finiranno, nel seguire dei secoli, per essere tracciate con uan grande esattezza per mezzo della teoria delle ineguaglianze secolari.
Nella stessa sessione, Arago lesse la prima parte della lettera di Galle e pronunciò un discorso che fu così riassunto:
Comptes Rendus 23, {A-0080.0023_.0014.18461005-0657_0659} p. 659 ➤ M. Arago ha trovato nella lettera dell’osservatorio di Berlino, l’occasione di tracciare in dettaglio la storia della memorabile scoperta di M. Le Verrier. Ne ha fatto risaltare l’importanza; si è applicato particolarmente a mostrare come il metodo dell’illustre accademico, differisce da tutto ciò che era stato tentato prima dai geometri e dagli astronomi. Costoro hanno talvolta trovato un punto mobile, un pianeta, nel campo dei loro telescopi, mentre M. Le Verrier scorse il nuovo astro senza aver bisogno di gettare uno solo sguardo verso il cielo: l’ha visto in capo alla sua penna; ha determinato con la sola potenza del calcolo, la posizione e la grandezza di un corpo situato ben al di là, dei limiti fin qui conosciuti del nostro sistema planetario, di un corpo la cui distanza dal Sole sorpassa 12000 milioni di leghe, e che, nei nostri più potenti cannocchiali, offre appena un disco sensibile.
Aragò non accennò al fatto che Leverrier era stato costretto a chiedere aiuto a Berlino, non avendo trovato aiuto in Francia. Ma ci può chiedere: perchè Leverrier stesso non si precipitò alla cupola dell’Osservatorio di Parigi non appena calcolata la posizione del pianeta? Nel libro “Astronomie Populaire” (Parigi, 1880) Camille Flammarion, astronomo dall’animo pieno di poesia, efficace divulgatore ed anche scrittore di romanzi, si stupì del carattere arido di Leverrier:
{B-0089.00_.1880} p. 584 ➤ Lo stesso autore del calcolo, il matematico trascendente, non si prese nemmeno la pena di prendere un telescopio e guardare verso il cielo se il pianeta c’era realmente! Io credo anzi che non l’abbia mai visto… Per lui, del resto, allora, e sempre, fino alla fine della sua vita, l’astronomia era tutta intera contenuta nelle formule: gli astri non erano che dei centri di forza. Moto spesso gli sottomisi i dubbi di un animo inquieto sui grandi problemi dell’infinito, gli domandai se pensasse che gli altri pianeti fossero abitati come il nostro, quali potevano essere soprattutto le strane condizioni vitali di un mondo lontano dal Sole alla distanza di Nettuno, quale doveva essere il corteggio degli innumerevoli soli sparsi nell’immensità, quali stupefacenti luci colorate le stelle doppie dovevano riversare sui pianeti sconosciuti che gravitavano in quei lontani sistemi: le sue risposte mi hanno sempre mostrato che per lui queste domande non avevano alcun interesse, e che la conoscenza essenziale dell’universo consisteva per lui in equazioni, in formule, in serie di logaritmi, aventi per oggetto la teoria matematica delle velocità e delle forze.
Flammarion non fu mai molto simpatico a Leverrier, il quale poi lo congedò dall’Osservatorio, urtato perchè aveva osato pubblicare il libro La pluralité des mondes habités (1862). Pare che lo abbia apostrofato con queste parole: Voi non siete uno scienziato, signore; siete un poeta. L’astronomo francese Emmanuel Liais, prima di trasferirsi all’Osservatorio di Rio de Janeiro, aveva lavorato in quello di Parigi, e nel suo libro “L’Espace Céleste et la nature tropicale” (1865) sferrò un duro attacco a Leverrier:
{B-0114.00_.1865} p. 494 ➤ Ora, all’epoca di cui parlo, M. Le Verrier frequentava tutti i giorni l’Osservatorio di Parigi, non poteva servirsi di un cannocchiale, e d’altronde, non aveva lui stesso in suo possesso una vista lunga che gli era sufficiente? Ma non osò affrontare il problema della scoperta ottica. Nessuno degli astronomi dell’osservatorio di Parigi ebbe abbastanza fiducia nel suo metodo di calcolo per distogliersi dai propri lavori ordinari per abbandonarsi a questa ricerca, volendo soprattutto che l’autore, a cui spettava, se ne occupasse lui stesso.
Arago, senza dubbio per lo stesso motivo, non credette con ragione di dover imporre loro il lavoro. Perchè, in effetti, ordinarlo al personale dell’istituzione? Non spettava all’autore di cercare di verificare la sua scoperta, sempre che ci fosse stata una scoperta? Più tardi, quando il caso ebbe fatto trovare Nettuno a Berlino, vicino alla posizione indicata, si fecero ad Arago dei violenti rimproveri immeritati a questo riguardo. Il celebre astronomo non volle, senza dubbio per riguardo al suo protetto, citare la migliore ragione che aveva da dare; ne indicò un’altra meno valida. Infine M. Le Verrier indietreggiò davanti alla difficoltà della scoperta ottica, della vera scoperta di Nettuno in realtà, visto che è bello annunciare un astro con i calcoli, non si scopre che con il cannocchiale.
Encke comunicò la scoperta del pianeta a Hansen a Gotha; la lettera arrivò il 29 settembre, proprio quando Airy e la sua famiglia erano appena giunti da Hansen per una visita di tre giorni. L’Astronomo Reale quindi apprese la notizia alcuni giorni prima che questa giungesse in Inghilterra. Il 25 settembre il giovane astronomo tedesco F. F. E. Brünnow scrisse a John Russel Hind, allora direttore dell’Osservatorio privato George Bishop in Regent’s Park a Londra, comunicando la scoperta del pianeta. Il 1° ottobre 1846 il London Times diede la notizia della scoperta con il titolo “Le Verrier’s Planet Found” e pubblicò una lettera di Hind, che riportava la missiva di Brünnow e aggiungeva: Questa scoperta può essere giustamente considerata uno dei più grandi trionfi dell’astronomia teorica. Nel postscriptum aggiungeva che aveva osservato l’astro all’Osservatorio Bishop venerdì notte (30 settembre) nonostante la luce lunare e il cielo velato. Appare brillante e con un ingrandimento 320 ho potuto vedere il disco.
fonte: il libro di Augustus de Morgan, “A Budget of Paradoxes” (1915 ){B-0070.01_.1915}} p. 386 ➤
Il maggiore telescopio di Hind era il rifrattore South Villa di Dollond con montatura equatoriale di 3.3 metri di focale e 17.8 cm di apertura. Il 30 settembre, la stessa notte in cui Challis, a causa della luce lunare (non accennò ad altri impedimenti), non osservò con il telescopio Northumberland da 30 cm, Hind vide il disco del pianeta con uno strumento da 18 cm. Faccio notare che Hind era stato a conoscenza della ricerca di Challis, e ne aveva parlato anche all’astronomo francese Hervé A. Faye; il 16 settembre 1846 lo fece sapere a Challis, e il 30 settembre si complimentò con Adams per aver concorso alla analisi teorica. ➤