Il quinto asteroide fu scoperto l’8 dicembre 1845 dall’astronomo dilettante tedesco K. H. Hencke, direttore di ufficio postale (in pensione) a Driesen (Berlino). La notizia della scoperta apparve su un giornale di Berlino del 12 dicembre, e diede giustamente una grande fama a colui che aveva rotto un digiuno nelle scoperte di asteroidi lungo ben 38 anni. Ebbe una corrispondenza epistolare con Encke, al quale chiese consiglio sul nome da dare al pianetino; Encke scelse: Astraea.
Si veda la notizia in Comptes Rendus , 21, p. 1438-1440 {A-0080.0021_.0026.18451229-1438_1440} ➤ e Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, 7, 9 jan 1846, p.27-29 ➤
La scoperta non fu occasionale. Hencke era convinto che esistessero altri pianetini, e nel 1830 iniziò una ricerca sistematica, costruendo delle carte stellari dello stesso livello di quelle dell’Accademia di Berlino; il suo fervore fu premiato solo dopo 15 anni. Il nuovo piccolo pianeta (di 10m) risultò muoversi a 2.58 UA dal Sole, quindi non molto distante dall’orbita di Cerere. Lo stesso astronomo il 1° luglio 1847 scopri il sesto asteroide (questa volta chiese a Gauss di dargli un nome, e la scelta fu Hebe) a 2.43 UA dal Sole, e queste furono le sue due sole scoperte. Per i suoi meriti, lo stesso re di Prussia lo premiò con una pensione annua di 1200 marchi d’oro.
Da allora in poi, in tutti gli anni furono scoperti asteroidi. Su proposta di Encke, si rinunciò ad inventare dei simboli per tutti questi nuovi pianeti, ed entrò nell’uso il semplice espediente di indicare brevemente un pianetino con il suo numero di scoperta: (1) Ceres, (2) Pallas,… (5) Astraea ecc. Iniziò una vera e propria “caccia” ai pianetini, che divenne la passione di diversi astronomi. Il numero di oggetti scoperti andò crescendo velocemente: nel 1850 se ne conoscevano 12, nel 1860 62, nel 1870 112, nel 1880 219, nel 1890 oltre 300.
In una sua comunicazione presentata nel 1850 all’Associazione Britannica per l’avanzamento della Scienza, l’astronomo americano D. Kirkwood cercò di dedurre dagli asteroidi conosciuti (allora solamente 10) le dimensioni del pianeta da cui si erano generati per frantumazione: ottenne un diametro molto superiore a quello di Marte. Kirkwood, professore di matematica all’Universita dell’Indiana, negli anni seguenti fece una notevole scoperta riguardante gli asteroidi. Nel 1857, quando i pianetini noti erano meno di cinquanta, dedusse a partire da considerazioni fisiche che la distribuzione degli asteroidi avrebbe dovuto essere molto irregolare, con delle lacune in quelle parti della fascia, dove i periodi dei pianetini sarebbero stati commensurabili con quelli di Giove. L’idea, sostanzialmente esatta, era che i pianetini “in risonanza” con Giove sarebbero stati sottoposti a forti perturbazioni orbitali (in particolare dell’eccentricita). Kirkwood riteneva che i corpi deviati dalla loro orbita originale sarebbero entrati in collisione con quelli presenti nelle regioni adiacenti, causando lo “spopolamento” della zona in stretto contatto con la distanza di risonanza.
È veramente ammirevole che sia giunto alla scoperta delle cosiddette “lacune di Kirkwood” sulla base di dati limitati e di considerazioni che solo recentemente si sono potute studiare su basi quantitative. Nel 1860, quando scrisse una lettera all’Astronomical Journal, conosceva una sessantina di asteroidi, quindi ben pochi per poter facilmente individuare i vuoti nella loro distribuzione. Quando espose in dettaglio la sua teoria al Congresso della B. A. nel 1866, erano noti 88 pianetini; egli fu tuttavia in grado di elencare esplicitamente le lacune principali, intorno alle risonanze pari a 1/2, 3/5, 4/7, 5/8, 3/7, 5/9, 7/11, 4/9 del periodo gioviano. Nel 1876 confermò ed ampliò le sue ipotesi [“The Asteroids between Mars and Jupiter”, Ann. Report Smithsonian Inst. For 1876, pag. 358 e segg.]
Nel libro “Meteoric Astronomy: A Treatise on Shooting-Stars, Fire-Balls and Aerolites”, Lippincott & Co, Philadelphia, 129 pp. (1867) Kirkwood ipotizzò che gli asteroidi si fossero originati da un anello di materia nebulare che non riuscì a formare il pianeta a causa delle perturbazioni di Giove.
Non è questo il luogo per una esposizione degli studi riguardanti gli asteroidi. Voglio però ricordare i nomi di coloro che si distinsero per il numero delle scoperte. Ecco l’elenco dei maggiori scopritori, facendo notare che dal 1890 essi si avvalsero del metodo fotografico, che produsse un’enorme accelerazione nel ritmo delle scoperte.
Il francese A. Charlois dell’Osservatorio di Nizza,trovò un centinaio di asteroidi (il primo, a Nizza nel 1887) con la tecnica visuale. Fu superato dai tedeschi Reinmuth e M. Wolf e dall’austriaco Palisa, che però poterono avvalersi della tecnica fotografica. Dopo aver scoperto il suo primo asteroide il 20 dicembre 1891 (323 Brucia, in onore della sua mecenate Bruce), per la prima volta con la fotografia, Wolf fu chiamato a dirigere il nuovo Osservatorio di Heidelberg. Alla fine del 1891 iniziò ad usare intensivamente una tecnica di ricerca fotografica che aveva ideato (praticamente contemporaneamente a Charlois a Nizza). Una macchina fotografica a largo campo di vari pollici di apertura veniva montata equatorialmente e usata per fotografare porzioni di cielo da 5° a 10° in diametro. Se il telescopio era guidato con cura durante l’esposizione (almeno un’ora), le stelle si mostravano come piccoli punti, mentre i pianetini apparivano come trattini, riconoscibili immediatamente. Wolf migliorò poi il metodo con l’uso dello stereocomparatore o blink (un apparecchio con cui si possono osservare contemporaneamente due lastre della stessa zona di cielo, prese in tempi diversi, allo scopo di osservare i mutamenti avvenuti nel frattempo). Nel 1891 erano noti 322 pianetini, di cui 240 scoperti nel trentennio 1861-1890; nel successivo trentennio 1891-1920 ne furono scoperti 631. Lo stesso Wolf in una “survey” fra il 5 ed il 18 ottobre 1930, scoprì ad Heidelberg ben 51 asteroidi. Un astrofilo americano, il Rev. J. H. Metcalf, modificò poi il metodo, spostando il portalastre in modo da far apparire gli asteroidi come quasi puntiformi, e le stelle come tracce allungate; scoprì 39 pianetini.
Ritornando agli scopritori visuali dei primi anni dopo la ripresa dei ritrovamenti (1845) merita una menzione particolare il tedesco (naturalizzato francese) Hermann Mayer Salomon Goldschmidt. Pittore di professione, nel 1847 assistette alla Sorbona ad una lezione di astronomia di Leverrier, e ne rimase affascinato. Acquistò un telescopio da un mercante di cianfrusaglie (con i soldi avuti vendendo la copia di un ritratto di Galileo) e subito si affrettò a rivolgerlo al cielo, dal suo modesto atelier d’artista situato sopra una delle strade piu frequentate di Parigi (rue de l’Ancienne Comédie), al disopra dello storico Café Procope. Appare oggi quasi inverosimile quello che riuscì a scoprire in quel suo piccolo osservatorio nel bel mezzo di una grande città. Ecco la lista dei suoi asteroidi:
| (21) Lutetia | 15.11.1852 |
| (32) Pomona | 26.10.1854 |
| (36) Atalante | 05.10.1855 |
| (40) Harmonia | 31.03.1856 |
| (41) Daphne | 22.05.1856 |
| (44) Nysa | 27.05.1857 |
| (45) Eugenia | 27.06.1857 |
| (48) Doris | 19.09.1857 |
| (49) Pales | 19.09.1857 |
| (52) Europa | 04.02.1858 |
| (54) Alexandra | 10.10.1858 |
| (56) Melete | 09.09.1859 |
| (61) Danaë | 09.09.1860 |
| (70) Panopaea | 05.05.1861 |
Li trovò tutti dalla sua finestra al sesto piano, prima di ritirarsi a Fontainebleau, dove morì all’eta di 64 anni. Per le sue scoperte, ricevette il Premio Lalande in otto occasioni; ottenne anche altri onori, fra cui la Medaglia d’Oro della Royal Astronomical Society. Tuttavia, Goldschmidt incorse in un errore nel 1861, quando per pochi giorni sospettò di aver scoperto un nuovo satellite di Saturno, finché non si accorse che si trattava semplicemente del notissimo Giapeto. Racconto la vera storia.
François-Napoléon-Marie Moigno, religioso cattolico francese e fisico, fondatore della rivista divulgativa “Cosmos”, era un grande ammiratore di Hermann Goldschmidt. Questi un giorno del 1861 gli confidò che si era cimentato nello studio del pianeta Saturno e, misurando micrometricamente le distanze dei satelliti dal pianeta, gli era sembrato che un astro non corrispondenze alle orbite conosciute: forse era un nuovo satellite? Aveva molti dubbi, e raccomandò a Moignò di mantenere il segreto, fino a quando la scoperta non fosse stata pienamente confermata. Moigno decise di scrivere un articolo per riportare solo la notizia di una possibile scoperta, tutta da verificare, ma non resistette alla tentazione di proclamare la scoperta, mettendo da parte ogni prudenza. Il risultato fu che quando uscì quell’articolo trionfale, Goldschmidt si era già accorto di avere semplicemente misurato male l’orbita di Giapeto. Moigno pubblicò la smentita nel fascicolo successivo, ma la frittata era fatta: le false notizie sono immortali, le smentite si dimenticano o non vengono mai lette. Ancora oggi, la fiaba del satellite Chiron o Chirone (nome proposto da Moigno) circola in internet, e non sarà possibile rimuoverla completamente. Nel mio piccolo, offro i fatti reali perlomeno ai lettori di questa pagina, per rendere giustizia al povero Goldschmidt: umile e prudente, oggi viene creduto uno sprovveduto. Paga l’avventatezza di Moigno, che credeva di annunciare una grande notizia.
Cosmos, 18, 19 apr 1861, p. 421 ➤ Grande notizia astronomica. Abbiamo l’onore di annunciare come quasi certa la scoperta, fatta dall’incomparabile Hermann Goldschmidt, di un nono satellite di Saturno, situato fra Iperione, il settimo satellite osservato da Lassell, e Giapeto. Potremmo, già oggi, dare i numeri che esprimono la distanza del nuovo satellite da Saturno, e il suo moto medio diurno, ma attenderemo delle nuove misure. Dal dieci aprile, Goldschmidt non perde di vista la sua brillante conquista, la seguirà passo a passo sino alla massima elongazione, e allora sarà sua! La Società Astronomica Reale di Londra poco tempo fa ha considerato un mistero inesplicabile che con dei strumenti così deboli il nostro illustre compatriota sia riuscito a scorgere e fissare dei pianeti minuscoli, che gli occhi molto esercitati cercano invano con dei cannocchiali con in potere cento volte più forte. Oggi questo non sarà più un mistero, ma un prodigio davanti al quale bisogna inchinarsi confusi. E, si noti bene, la scoperta di un nono satellite non è come quella di un pianeta isolato. L’entrata in possesso del nomo satellite esige una discussione delicata all’eccesso e perseguita a lungo; occorre acquisire la certezza che le posizioni osservate non appartengano a nessuna delle orbite degli 8 satelliti già scoperti. Nel caso attuale la comparazione sarà tanto più disperante, per il fatto che Goldschmidt con il suo cannocchiale non può vedere Iperione di Lassell. Occorrerà convenire questa volta che il semplice micrometro di Goldschmidt equivale, sotto le sue dita abili quanto i suoi occhi, ai lembi divisi e a tutti i microscopi dei più grandi cerchi meridiani o equatoriali. Il nostro amico ci ha abituato ad una impresa ancora più incredibile, e di cui non ci si stupisce mai abbastanza, non si è mai ingannato delle sue scoperte e nelle sue determinazioni! Ecco perché noi proclamiamo senza timore l’esistenza imprevista ed improbabile del nono satellite. Si potrà dargli in nome di Chiron, ultimo figlio di Saturno.
Cosmos, 18, 26 apr 1861, p. 449 ➤ È certo, ahimè! che il satellite seguito con tanta perseveranza da Goldschmidt è l’ottavo satelite di Saturno, Giapeto, non un nono e nuovo satellite.
La storia non finisce qui. Il 27 aprile 1861 uscì il giornale londinese The Athenæum, che citava la notizia del Cosmos del 19 aprile, e ignorava la smentita pubblicata solo un giorno prima.
The Athenæum, 27 aprile 1861 ➤ p. 564. Il nostro contemporaneo Comos annuncia la scoperta quasi certa, di Hermann Goldschmidt, di un nono satellite di Saturno, situato fra Iperione, il settimo satellite, osservato da Lassell, e il satellite Giapeto. Viene suggerito che in nono satellite debba essere chiamato Chiron, l’ultimo figlio di Saturno.
Athenaeum si accorse mai della notizia dell’errore? Ho cercato nei fascicoli di questo giornale fino a tutto il 1862, ma non sono riuscito a trovare altre comunicazioni su questo soggetto. In ogni modo, anche la smentita su Cosmos fu dimenticata.
In quell’epoca si distinse anche un italiano, Annibale De Gasparis, dell’Osservatorio di Capodimonte (Napoli). La sua “caccia” era stimolata anche dal fatto che i Borboni, mecenati dell’astronomia, gli avevano offerto un congruo premio in denaro per la scoperta di ogni pianetino. Quando aveva bisogno di soldi, si metteva alla ricerca di un asteroide! Ecco le sue scoperte:
| (10) Hygiea | 12.04.1849 |
| (11) Partenope | 11.05.1850 |
| (13) Egeria | 02.11.1850 |
| (15) Eunomia | 29.07.1851 |
| (16) Psyche | 17.03.1852 |
| (20) Massalia | 19.09.1852 |
| (24) Themis | 05.04.1853 |
| (63) Ausonia | 10.02.1861 |
| (83) Beatrix | 26.04.1865 |